Riassumere la trama di questo capolavoro del teatro dell’assurdo è quasi impossibile; “Titanic Godot”, infatti, non ha una vera e propria trama, qualcosa succede, tante cose non succedono, altre cose vorrebbero succedere, ma non ce la fanno. Data la difficoltà dell’impresa, hanno chiesto a me di parlarne perché sono un genio; gli altri sono a lavorare sulla recensione dell’ultimo libro di Fabio Volo.
In mezzo a quelle che sappiamo essere le acque dell’oceano, troviamo due uomini -a volte seduti, a volte sdraiati, a volte persino in piedi- su una grande tavola di legno. Dei due si sa poco: si chiamano Vladimiro ed Estragone, stavano viaggiando a bordo del transatlantico Titanic, dove si erano conosciuti e innamorati. Poi la barchetta è affondata a causa dell’impatto con un iceberg e i due, non avendo diritto ad una scialuppa di salvataggio, hanno usato quell’enorme pezzo di legno a mo’ di zattera. Durante il naufragio, un mozzo della nave ha detto loro che l’allarme è stato lanciato e arriverà presto un certo signor Godot a salvarli.
Nella prima scena, Vladimiro ed Estragone, che stanno aspettando già da un po’, avendo poca fiducia nell’arrivo di questo Godot, pensano che sia meglio cercare aiuto da soli, spostandosi usando le braccia come remi. Vogliono entrambi spostarsi, ma non si muovono. Il rapporto tra i due amanti è complicato; c’è un’indubbia tensione erotica tra i due, ma l’attesa è difficile da gestire. Estragone è sognante e irrazionale, Vladimiro ha la testa sulle spalle e una certa caotica precisione. Su una cosa però sono d’accordo: vista la loro situazione drammatica, vorrebbero provare ad uccidersi, lasciandosi annegare. Ne parlano un bel po’, poi preferiscono continuare ad aspettare Godot.
Dopo ore di agonia, iniziano ad avere fame, ed Estragone trova nelle sue tasche delle rape e una carota, rubate nelle cucine del Titanic. Sanno un po’ di acqua marina, ma che gli fa. All’improvviso, si sentono delle voci… Arriva una piccolissima scialuppa di salvataggio con a bordo due uomini. Sono Pozzo e Lucky, un signorotto che viaggiava in prima classe e il suo servo, apparentemente muto. Pozzo si comporta con Lucky come Carlo Cracco con i concorrenti di Masterchef e questo turba profondamente i due protagonisti. È difficile capire il significato della presenza di questi due personaggi all’interno dell’opera; più che altro, fuori ci sono 36 gradi e io non ho voglia di farmi tante seghe mentali, quindi mi limiterò a dire che Pozzo e Lucky stanno un po’ lì, poi se ne vanno.
Il tempo passa, altre conversazioni assurde, poi arriva un ragazzo su una barca a remi. Non si sa chi sia; l’interpretazione dello studioso polacco Kszwntmfzoski è che sia una visione data dal fatto che i due protagonisti sono sotto al sole da ore senza cappellino. Il ragazzo dice di essere un messaggero di Godot, il quale manda a dire che non arriverà oggi, ma verrà sicuramente domani. Vladimiro ed Estragone pensano che sarebbe meglio dividersi… quindi rimangono insieme.
Il secondo atto inizia con Vladimiro che pensa che nell’oceano sia cambiato qualcosa, ma ad Estragone sembra sempre tutto uguale, tranne un’onda che forse il giorno prima non c’era. I due parlano del nulla per ammazzare il tempo, mentre aspettano Godot. Annoiato, Estragone va a fare due bracciate e vede un puntino in lontananza; spera sia Godot, invece riecco Pozzo e Lucky nella loro scialuppina. Pozzo ha perso la vista e l’arroganza, tant’è che si fa amorevolmente accudire da Lucky. Questa tenerezza lascia i nostri un po’ perplessi, e giustamente; quando Pozzo e Lucky ripartono, si sente Lucky che urla a squarciagola brani tratti da “Guerra e pace”, per vendicarsi finalmente del suo schiavista. Dopo poco, ricompare il ragazzino con la barca a remi e Vladimiro lo riconosce, ma lui sostiene di non essere sé stesso… cioè, di non essere lui… insomma, di non essere il ragazzo della volta prima. Annuncia di venire per conto di Godot, che gli ha detto di dire che non verrà oggi, ma verrà sicuramente domani. Presi dallo sconforto, decidono di uccidersi strangolandosi a vicenda con la cintura di Vladimiro, ma se uno strangolasse l’altro poi rimarrebbe vivo e sarebbe un problema, allora rinunciano.
Forse è meglio aspettare Godot. Anzi, no, forse è meglio spostarsi e cercare aiuto da soli, fanculo Godot. Insieme esclamano: “Andiamo!”. Rimangono fermi. Sipario.
Aspettando Godot di Samuel Beckett /// Titanic scritto e diretto da James Cameron
Associazione Culturale L'Irrequieto
, Firenze-Paris @2010-2018
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