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Nella generalità del paese possiamo tranquillamente affermare che il Laos è un posto spettacolare, soprattutto per turisti radical chic, pensionati all’avventura, buon gustai in cerca di piatti inusuali, amanti delle passeggiate, del birdwatching, disoccupati che non sanno che fare della loro vita, coltivatori di riso glutinoso, fumatori di oppio, industriali cinesi, scrittori di programmi televisivi estremi, pedofili, scuole per narcos o guerriglia nella giungla e ovviamente, per quel che ci interessa a noi, aspiranti suicidi.

Il Laos è il paese non in guerra col più alto tasso al mondo di mine antiuomo o bombe grosse come una canoa disseminate per tutto il territorio, con particolare inflazione sul confine vietnamita, grazie alla generosità sempre così ben accetta degli Stati Uniti. Questo rende la popolazione laotiana, la cui maggior fonte di reddito è l’agricoltura e lo svendere la propria giungla primaria alla Cina, alquanto dedita alle amputazioni causate da ordigni inesplosi.

Potrete trovare lo spettacolo abbastanza deprimente, soprattutto di fronte alla vostra graduale presa di coscienza di quanto questo paese di contadini, formato da più di una cinquantina di etnie e culture e religioni differenti, sia in tutta la sua rozzezza agricola incredibilmente delicato e gentile e umano ed empatico e quasi femminile e sì va bene scaracchia per terra anche la loro elite culturale nel più raffinato quartiere vientianese, ma vi posso assicurare che, una volta varcata la barriera linguistica, scoprirete un mondo che difficilmente vorrete abbandonare.

E allora perché un aspirante suicida dovrebbe andare in Laos? E in particolare a Phonsavan? Innanzi tutto perché è un paese allo sbando, divorato dai debiti e dalla fame e il contrasto con il mondo occidentale, senza dubbio affossato da una grave crisi di valori squisitamente economici e morali, aumenterà esponenzialmente quel senso di disgusto per voi stessi che l’europeo meriterebbe in tutto il suo squallido splendore di bambino viziato. In secondo luogo perchè raggiungere Phonsavan sarà una fatica inutile al limite della follia: da qualsiasi città prendiate il pulman per raggiungere Phonsavan, perderete almeno otto ore domandandovi come mai i mezzi non siano in grado di mettere la seconda marcia (obsolescenza tecnologica), raggiungendo una velocità media di dodici (12) chilometri orari. La cordialità dei laotiani è indescrivibile e vi offriranno deliziosi spuntini: cavalette al peperoncino, scorpioni al coriandolo, piattole al pepe verde, uova di formica su biscotti al cioccolato (non stiamo scherzando).

Ridimensionato nelle profondità del suo vittimismo egotico e io-centrico, l’aspirante suicida non saprà più come guardare alla propria persona e trovandosi per caso nella triste e inutile Phonsavan (un paese di circa sei strade che alle 21.00 stacca in tutta la provincia il contatore dell’elettricità), si fermerà nel pittoresco mercato dove piccoli bambini vendono oggetti plastici e lana, tra rondini macerate e ragni di dimensioni hollywoodiane. O andrà a vedere il deprimente (ma sicuramente interessante) museo (due stanze) dei residuati bellici. In lacrime tenterà di ritrovare l’appetito dirigendosi verso un ristorante a gestione familiare sul viale largo quanto un’autostrada, ma la pioggia incessante lo farà affondare in una fanghiglia rossa e resinosa dove si nascondono scolopendre assetate di sangue. Non saranno sufficienti il vostro ombrellino rosa e i  vostri stivaletti francesi per sentirvi al sicuro dall’umidatà imperante e convincervi a non cercare un mezzo per raggiungere la famosa piana delle Giare (tanto misteriosa quanto inutile), e mentre camminerete (europei di tutto il mondo) tra questi vasi millenari, potrete finalmente dimenticarvi, indeiscenti come manghi al supermercato, di seguire volutamente le strade sicure segnalate con parole indigene (ພວກເຂົາເຈົ້າແມ່ນຄົນໂງ່ເຊື່ອເຂົາເຈົ້າຈະຊ່ວຍປະຢັດໂລກທີ່ມີສິ່ງທີ່ມີລະເບີດ), imbattendovi così in quel meritato, sudato destino dolcemente laotiano che si chiama mina inesplosa!

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Nato a Firenze nel 1983. Ha studiato Filosofia. Lavora con gli studenti americani. Percepisce le cose in modo destrutturato. Ha fatto tanti, differenti lavori, alcuni anche strani, altri proprio normali. Fondatore di Infugadallabocciofila.it e Ilmondooniente.com. Molte collaborazioni con riviste italiane. Appassionato di Letteratura, Cinema, Filosofia, Sport, Malattie Mentali, Sociologia, Crittografia e Donne, cerca di tirar su uno stipendio per viaggiare e leggere. A volte ha paura di morire, come tutti d’altro canto. Altre volte invece si sente immortale. Ascolta musica. Annusa le cose e vi saluta sempre scuotendo la mano aperta.

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