Reading Time: 3 minutes

Novecento al museo, prima incursione nel teatro del romanziere Alexander Barrique, è un lungo monologo che l’autore scrisse per farlo interpretare all’immenso Gerard Depardieu. A seguito di screzi tra la produzione e Depardieu, a recitarlo nel debutto fu Giangiacome Sans-Sold, attore-idraulico con un passato da clown e spogliarellista.

Tim, il narratore del monologo, ex bigliettaio del museo galleggiante Virginian, racconta la storia eccezionale del suo amico e collega Novecento.

I genitori di Novecento erano i custodi notturni del museo (un’enorme nave ormeggiata nel porto di New York) e vivevano sulla terraferma solo durante il giorno. Novecento nacque prematuro, di notte, sul Virginian. I genitori interpretarono la nascita sulla nave come un segno del destino e, essendo un po’ superstiziosi, decisero di non far mai scendere Novecento dalla nave. Novecento crebbe sulla nave, passando le giornate con i dipendenti del museo e le notti con la famiglia, senza avere mai interesse a scendere.

Quando Novecento aveva 18 anni, i suoi genitori furono uccisi in un vicolo da un broker impazzito di Wall Street. Ormai maggiorenne, Novecento venne assunto come nuovo guardiano notturno del Virginian. Nei primi tempi il lavoro scorse tranquillo; Novecento trascorreva le sue giornate a lavorare, scrivere, chiacchierare e suonare il malandato pianoforte che si trovava nella stiva.

Un giorno, un misterioso benefattore decise di donare al museo un pianoforte settecentesco. Il piano venne posto in una sala con un cartello NON TOCCARE, ma la notte stessa Novecento non riuscì a trattenersi e lo suonò. Ad un certo punto sentì dei rumori; si voltò e notò che la statua di Theodore Roosevelt non c’era più. Preoccupato, si recò fuori dalla sala e quello che vide lo lasciò senza fiato: tutto, nel museo, aveva preso vita. Soldati che combattevano l’uno contro l’altro, uccelli tropicali in volo, Cristoforo Colombo che voleva salpare per l’Asia non sapendo di essere in America… Novecento provò a scendere dalla nave, ma sul terzo scalino si bloccò: la terraferma lo terrorizzava più del museo animato.

Decise allora di rinchiudersi in uno sgabuzzino sperando che tutto tornasse alla normalità. Quando ci fu silenzio, uscì e notò che statue ed animali erano tutti al loro posto, ma c’erano vetri rotti, pezzi di legno, piume e peli dappertutto. Era già l’alba e, nonostante l’impegno, Novecento non riuscì a mettere tutto a posto prima dell’apertura del museo. Quando il direttore, imbestialito, chiese spiegazioni, Novecento fu costretto ad inventarsi una balla colossale.

La notte successiva ci fu un altro “risveglio”, ma Novecento, che stavolta si era preparato, riuscì a limitare i danni sbarrando porte, usando catene e chiedendo alle statue di cera più educate di fare le brave. La mattina successiva il museo era pulito e ordinato, ma Novecento sapeva di non poter andare avanti così.

Novecento raccontò tutto a Tim, che, seppur scettico, decise di passare la notte sulla nave. E una volte giunte le tenebre, Tim si rese conto che l’incredibile storia di Novecento era vera! Ragionando sulle possibili cause di queste stranezze, a Novecento venne in mente che il pandemonio era iniziato il giorno dell’arrivo del pianoforte nuovo; in effetti, Tim aveva sentito dire che il piano era stregato, anche se lì per lì non ci aveva creduto. I due decisero di escogitare un piano per liberarsi del piano; non trovando idee migliori, Tim suggerì di bruciarlo e prendersi la colpa. Sapeva che sarebbe stato licenziato, ma tanto si era stufato di strappare biglietti e non poteva certo permettere che licenziassero il suo amico, obbligandolo a scendere dalla nave. Dopo una bella fiammata, tutto nel museo tornò alla normalità.

La mattina dopo, Tim raccontò al direttore di avere involontariamente dato fuoco al piano e che Novecento si era dannato l’anima per cercare di salvarlo dalle fiamme. Come previsto, Tim venne licenziato e bandito a vita dai musei americani.

Tim si trasferì in un’altra città e non ebbe più notizie di Novecento. Ma continua ancora a ripensare alla notte più assurda della sua vita e si chiede se Novecento ce la farà mai ad andare oltre il terzo scalino, o morirà come è nato, galleggiando.

Novecento di Alessandro Baricco /// Una notte al museo scritto da T. Lennon, B. Garant e diretto da Shawn Levy

 

Avatar photo

Attrice, scrittrice, modella, cantante, presentatrice, insegnante, fotografa, blogger, influencer, performer, minipimer… in cerca di un lavoro serio.

Lascia un commento