Se le case di chi ama leggere sono zeppe di libri, quelle di chi ama scrivere traboccano letteralmente. Sarebbe impossibile, infatti, pensare di avere a che fare con le parole senza confrontarsi costantemente con quelle di chi ci ha preceduto e di chi ci affianca al giorno d’oggi, un po’ per passione e un po’ per dovere, un po’ per necessità e un po’ per mestiere.
Il fatto è che, oltre all’oggettiva mancanza di spazio sempre più incalzante, possedere una grande quantità di volumi pone un problema spinoso e capace di mettere in crisi chiunque: quello della catalogazione. In altre parole dell’ordine, della struttura, della disposizione, di una sistemazione che contemporaneamente abbia un senso e sia pratica, che includa tutto e che rimanga intuitiva.
Pensare di poggiare romanzi e raccolte di poesie dove capita può sembrare più comodo a chi ha poca dimestichezza con la questione, ma si rivelerebbe una mossa perdente e di cui ci si renderebbe conto in un batter d’occhio, nel momento in cui si ha fretta di procurarsi una certa opera e non la si trova più, o in tutti i casi in cui si pensava di aver lasciato qui un tomo e non si reperisce l’altro.
Altrettanto complicato, naturalmente, è il processo vero e proprio che conduce all’incasellamento dei libri entro certi schemi, perché i criteri che potrebbero essere adottati sono molteplici e rischiano di essere malamente mescolati fra loro, o di non rivelarsi sempre efficaci come si era supposto.
Ecco spiegata la ragione per la quale bisognerebbe avere le idee chiare sulla funzionalità di una biblioteca prima di iniziare a comporla, a meno che non la si voglia successivamente scomporre ogni volta che la sua stessa natura la rende poco fruibile, poco immediata o incapace di inglobare i titoli in proprio possesso dal primo all’ultimo.
Sconsigliatissima, dunque, qualsiasi scelta puramente estetica. No alle sfumature cromatiche dell’arcobaleno, che partono dal rosso e arrivano al violetto, e che in mezzo hanno I fratelli Karamazov vicino a Fabio Volo ed Emily Dickinson che sta appiccata a Molière. No all’altezza crescente o decrescente, per lo stesso motivo, e no all’affiancamento per casa editrice o collana.
Così, c’è chi opta per l’ordine alfabetico e non riflette sulla presenza di cognomi stranieri con iniziali come la j, la w o la k, oppure chi non sa poi dove inserire eventuali opere scritte in cirillico, in arabo o in giapponese. Per non parlare di volumi editi da più autori del quale, magari, non si ricorda il primo in ordine di apparizione, e che risulta di conseguenza impossibile da recuperare.
I più avveduti utilizzano l’ordine alfabetico all’interno di una suddivisione più ampia per generi letterari, dividendo magari la poesia dalla prosa, o la saggistica dalla narrativa. Nel caso di scrittori ibridi, però, devono allora ricordarsi di cercare nella sottocategoria corretta, mentre per opere a cavallo fra due generi fanno prima a comprare due copie e a posizionarle sia qua che là.
l microdramma delle librerie si fa ancora più ostico per chi al genere e all’alfabeto predilige il macrotema (storie d’amore, per esempio, o tragedie in tre atti) o il titolo del volume: nel primo caso la confusione regnerebbe sovrana per un’intrinseca impossibilità di catalogare tutto lo scibile umano secondo argomenti ai limiti del soggettivo; nel secondo, volenti o nolenti, si finirebbe per non sapere più se cercare L’arminuta prima o dopo La coscienza di Zeno, o Il piacere sotto la i piuttosto che sotto la p.
Qualche scaltro ne ha dedotto che è meglio bruciare i volumi cartacei per alimentare il camino che non si è ancora comprato, per poi andare ad acquistare un ebook reader con il quale potere cercare ogni volta un titolo, uno scrittore o un editore per parola-chiave. Peccato che anche questa soluzione nasconda delle falle di cui ci occuperemo a tempo debito con un microdramma dedicato – ché per oggi uno basta e avanza.
Associazione Culturale L'Irrequieto
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