Numero 3

L’ultimo brunch degli idealisti

di Alessandro Xenos

 

Geostasi di Giacomo Braccialarghe
Geostasi di Giacomo Braccialarghe

Fu l’alba dei nottambuli, la fine del mercato, dei bordelli di frutta e verdura recuperati sul cemento.
C’era chi si beveva il nono caffè della giornata, ingoiato amaro per risparmiare, chi si perdeva irrequieto nei torridi giochi della seduzione, chi invece, solito cafone, discuteva del prezzo della birra a Teheran. Ultima negazione della storia, noi, ci ammassavamo nei bar, contenti almeno di cambiare luogo, di attraversare i bassifondi dei nostri pensieri, di rinnegare questa vecchiaia assetata di giovani. Con in mano le nostre armi, la nostra biancheria da lavare e un centinaio di sogni indollarati su tavole nostrane, recuperavamo immagini d’altri tempi, dai colori tenui e i suoni gracchianti, colme di storie che nessuno ci aveva mai raccontato, semplici e umidi gemiti dell’Ostro contro i fili che qualcun altro aveva teso. Occhi da mercante catturavano le nostre fantasie e all’idea per tutti il riposo si faceva oppressante, era la stagione dei fessi e delle fatture da pagare, delle salubri cucine che ridendo ci pizzicavano il sedere, delle portate attese per anni, dei compatenti impegnati a compatire e dei cantanti oppressi dal terrore.
Era una rivoluzione in camicia da notte, l’ultimo brunch degli idealisti, un uovo e un caffè a 12 euro.


freccia sinistrafreccia

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