Tre vie per la cittĂ
di Donatello Cirone
Il baratro del numero era
lì come una donna nuda
con le gambe aperte,
il sesso gonfiato da quella
falsa carnale sessualitĂ che
allenta e allevia il dolore
della fine.
Il musico aveva esagerato
col flauto e col requiem.
Le mie giugulari s’erano
svuotate come il sacco dei
vermi dell’ultimo sacro
pescatore e il cacciatore
s’era sparato scambiandosi
allo specchio coll’ombra
vista correre.
I miei denti s’erano
affilati a spada e a cannibale
per vivere senza respiro nella
metropoli coi morti gettati sulle
strade come i mozziconi
tagliati dei sigari sgretolati.
Quella foglia di tabacco
fumata per perdersi unita
nella pioggia e nel tombino,
il ratto forse la mangerĂ ?