Un solo pensiero
di Luigi Balice

Non parlano perché sanno già cosa fanno gli altri;
forse non lo sanno; e forse nemmeno vogliono saperlo perché forse poi sarebbero obbligati a raccontare quello che fanno; e forse il solo pensiero di doverlo fare li sconvolge;
forse non hanno argomenti di discussione o forse se ne hanno durano poco;
forse sono obbligati a stare assieme quindi affidano al tempo la scelta di contare le parole;
forse stanno talmente bene con loro stessi da non sentire il bisogno di andare verso l’altro.
forse non hanno parole in più, oppure hanno solo sentimenti in meno
forse ce li hanno ma non usano più le parole che potrebbero esprimerli e dunque li perdono
Forse è tutto questo messo assieme. O niente di tutto questo oppure … Oppure parlano e parlano di tutto;
Di storie d’altri, d’affari, di crisi, non di politica, ancora di crisi, di quando sapevano ballare, di come la cantante non sappia cantare, di come quel vecchietto si sia sfracellato contro il vetro credendo non ci fosse, di danze brasiliane improvvisate, di intercettazioni telefoniche subite da piccoli meccanici di paese, degli arresti che ne sono seguiti.
Parlano di tutto senza parlare di niente. Forse è così. E mi accorgo che forse sono io ad esser muto.
Ammutolito dall’ovvio, mi piace pensare che anche tu dall’altra parte ti sia ammutolita, anche per un istante.
Vorrei scomparire solo per alzarti quella gonna e … zittire questi animatori da quattro soldi che ripetono frasi concepite da preti e sparate dagli altoparlanti nei cortili bianchi dei manicomi.
Vorrei solo scomparire e alzarti quella gonna