SLAM: OBIETTIVO LUNA
di Alessandro Xenos

Infinitamente soli, mediocri, inetti, putridi, parricidi, in questo mondo ci attardiamo nell’ultimo bar dei reietti. L’insegna blu intermittente e quella scritta “Obiettivo Luna”, su cui s’affonda la nostra rabbia di uomini soli, perduti tra le gocce di whisky sul bancone e il pensiero di non avere una casa a cui tornare, tra i preservativi abbandonati accanto al cesso e l’accidia violenta di chi è nato all’ultima stazione. Tutto questo noi siamo, tutto questo è il mondo per come ce l’hanno lasciato, per come l’abbiamo scelto, tutto questo è l’attesa che apra il primo bar della mattina, in cui ci riverseremo anche oggi per un ultimo drink. Un’altra birra, una sola, prima di andare, di incamminarci per la città come vagabondi tra le facce scarne e piene di luce dei laboriosi, altri uomini soli che come noi girano mortali in un girone infernale, ma che a differenza nostra credono di veritare erranti tra dei e idoli in cui distratti annegano la loro fottuta paura di vivere. Un altro girone non il nostro, ma pur sempre all’inferno, dove la verità sono il fuoco, il fango e la rabbia per l’odore di incenso che si cala dal cielo. Verità, questo cerchiamo tutti, da noi a loro a chi si perde tra i libri a chi muore su un ponte, tutti cerchiamo la stessa cosa e tutti fottutamente perdiamo come animali da tiro a cui non è concesso scappare. Ci rifugiamo, ci abbassiamo tra l’erba, saltiamo sugli alberi, spostiamo le rocce, rotoliamo lungo le scarpate e poi esangui ci affanniamo a ritornare alla partenza per vedere se il cacciatore se n’è andato. Ed è sempre lì, ad attenderci con le braccia conserte ed il ferro per lo scalpo.
Maledetta natura che ci hai dato i sensi, a te bestemmio e mi rivolgo in questo rabbioso sorso all’ultimo drink, in questo bicchiere sbattuto sul bancone, in quest’alcol che grido in faccia a questa giovane ragazza che vuole solo andare a casa e che domani m’avrà anche lei violentato come il mondo violenta le vostre verità ogni giorno. Maledetta tu che ci inzuppi, ci rivolti e ci addormenti in quel fiume di melma e di sterco che ostinati chiamiamo vita. Che ogni notte all’alba risorge. Ed è sempre un mare limpido e calmo. Ma io Rabbioso, Rabbioso, Rabbioso mi sento in quest’ultimo atto di lucidità, perché so già che tra poco anch’io mi perderò tra i colori e non sarò qui, come mai l’uomo ci è stato.