Sul greto del Sec
di Alessandro Xenos
Sul greto del Sec nascosta s’appoggia una farfalla,
una ranocchia fugge gli schizzi
che dai sassi si librano sopra di lei,
un ricordo di ramo scivola
lungo le onde accarezzate del torrente.
Il nobile legno che disposto s’addormenta in fila
accudisce i germogli
che dalla fonte saltellano giĂą dal monte,
mentre il caldo meriggio s’acquieta
tra i noci e i pini ch’ancor liberi si ergon sul giorno.
Le sue deboli mani
arrossiscono al piacere di vedersi riflesse
e il suo volto altrove sognato
s’allunga sulla valle,
come un attimo di fuga scattato a piene mani.
Le sue palpebre sobbalzano al tenor nel vento
ch’accompagna quest’idillio
e quando il canto tace
ne ricordano il rumore.
Gracile è il Sec
tra le nostre parole
che s’arrestano in baci
dalla forza dei boschi.
Stendo e conto le tue dita
su cui il piacer si posa
e dimentico le cifre
che m’addossavano la mente.
Duemila stelle in immensi addii del cielo
sopra il buio della notte
e molti piĂą uomini a valle
già scorsi nell’ombra di ieri.
Sosto qui
e lento è
il mio abituarmi a vivere.