La responsabilità civile dei funzionari pubblici nelle lettere di revisione degli autoveicoli infilate nella cassetta della posta dalle officine (senza francobollo)

di Giampiero Pomelli

Quando l’autobus scivolò via alle loro spalle, attraversarono la strada ed entrarono nel portone di legno lucido dell’enorme palazzo che molti anni prima aveva ospitato la Direzione Provinciale del Fascio, e che ora accoglieva gli uffici dell’Agenzia delle Entrate.
Premurandosi di prendere l’ascensore per assecondare i vizi dell’età, salirono al secondo piano e attraversarono il lungo corridoio in cerca dell’ufficio “Notifiche cartelle esattoriali – Funzionario Dott. Mario Di Cecco”.
Quando il signor Unoqualunque vide la targhetta di metallo appesa allo stipite di una porta, lanciò un sorriso di cortesia alla moglie e bussò.

«Avanti!» – gridò il Funzionario.

La coppia di anziani aprì educatamente la porta ed entrò nella stanza, lasciandosi cadere goffamente sulle due sedie di legno poste di fronte alla scrivania del Dott. Mario Di Cecco.

«Buongiorno Dottore. Ho ricev…» – disse il signor Unoqualunque.
«Lei chi è?» – replicò il Funzionario, infastidito.
«Lei è mia moglie».
«Non lei! Lei lei…».
«Io?».
«Sì, lei».
«Sono il signor Unoqualunque. Ho ricevut…».
«Cosa vuole?» – disse il Funzionario, interrompendolo.
«Chi?».
«Lei».
«Non lo so, ora glielo chiedo. “Tesoro, il signore mi chiede cosa vuoi”».
«Niente, ringrazialo! Ho già fatto colazione» – rispose la moglie del Signor Unoqualunque.
«Smettetela! Credete che io sia qui per perdere del tempo?».
«Oh bella! Se non lo sa lei perché è qui, come posso saperlo io?! Per quel che mi riguarda sono venuto qui da lei perché, come dicevo, ho ricevuto questa lett…».
«Continui con questo giochetto e giuro che vi sbatto fuori da quest’ufficio».
«Oh bella! Credo le sia impossibile».
«Impossibile cosa?».
«Sbatterci fuori».
«A sì? E sentiamo, perché sarebbe impossibile?» – domandò il Funzionario, con tono arrogante.
«Non è forse l’Agenzia delle Entrate questa?» – s’informò il signor Unoqualunque.
«Certo che è l’Agenzia delle Entrate!».
«E allora qui si entra, mica si esce!».
«Lei è venuto qui per rovinarmi la giornata?» – chiese il Funzionario, fissandolo negli occhi.
«Per carità, non sia mai. Sono qui perché ho ricev…».
«Lei si crede più furbo di me, non è così?».
«Non si abbatta, Dottore. Ieri al telegiornale uno psichiatra ha parlato della perdita di autostima nei Dirigenti della Pubblica Amministrazione. Ha detto che se non si interviene subito, può accadere che…».
«La smetta! O chiamo i Carabinieri!» – gridò il Dottor Mario Di Cecco, picchiando i pugni sulla scrivania.
«Che c’entrano i Carabinieri?».
«C’entrano, c’entrano… glielo dico io».
«Oddio…» – esclamò dubbioso il signor Unoqualunque.
«Oddio cosa?».
«Non ne sarei così sicuro».
«In che senso?».
«Temo che tutti insieme non c’entrino da quella porta. È un po’ strettina. Dovrebbe chiamare un falegname per spostare gli infissi di qualche centimetro, e allora forse…».
«Non la sopporto più, lo sa!?».
«Chi?».
«Lei… non la sopporto proprio più!».
«Posso farle una confidenza Dottore?» – sussurrò il signor Unoqualunque allungando il suo corpo in avanti sulla scrivania verso l’uomo – «Neanch’io la sopporto più. Solo che siamo sposati da più di quarant’anni e ormai devo tenermela».
«Non Lei!» – replicò infastidito il Dottor Mario Di Cecco. «Intendevo… oh, basta con questo supplizio! Mi dica, cosa vuole?».
«Chi?».
«Non ricominci!».
«D’accordo. Come le dicevo ho ricevuto questa lettera».
«Me la dia!» – disse il Funzionario, allungando una mano verso il signor Unoqualunque.
«Prego» – rispose lui, consegnando la lettera.
«Ma questa è un’intimazione a…».
«Appunto. Come si permette!» – esclamò offeso il signor Unoqualunque.
«Come si permette cosa?».
«Di intimare! Io sono un galantuomo, lo sa?».
«Io non intimo un bel niente!».
«Lei forse no. Ma l’Agenzia delle Entrate sì, caro Dottore. Quelli intimano sempre. Non fanno che intimare, dalla mattina alla sera. E lei non lavora forse all’Agenzia delle Entrate?».
«Certo che lavoro all’Agenzia delle Entrate. Ma questa è un’intimazione a provvedere alla revisione della sua auto entro la fine del mese! Cosa c’entr…».
«Oh bella! E da quando l’Agenzia delle Entrate si occupa anche di meccanica?».
«All’Agenzia delle Entrate non gliene frega proprio un bel niente della sua stramaledetta auto! Questa lettera gliel’ha inviata la sua carrozzeria!» – gridò il Funzionario.
«Oh bella! E quindi che devo fare?».
«Deve uscire immediatamente da quella porta e non farsi rivedere mai più!».
«E se la incontro per strada?» – chiese il signor Unoqualunque.
«Chi?».
«Lei».
«Sua moglie?».
«No, lei. Lei lei! Che c’entra mia moglie!?».
«Non lo so, guardi… abbia pietà! Non capisco più niente!».
«Lo so Dottore. Ma tenga duro. Vedrà che un giorno le cose cambieranno e potrà aspirare a un impiego più consono al suo tenore intellettivo».
«Lei dice?».
«Dico, dico! Sa dove la vedrei bene Dottore?».
«Dove?».
«In una carrozzeria».
Il signor Unoqualunque si congedò dal Dottor Mario Di Cecco, sollevando lievemente il cappello dal capo in segno di saluto. L’anziana coppia percorse in senso inverso il corridoio lungo il quale, molti anni prima, venivano trascinati i corpi dei partigiani verso il loro breve destino.
Il Funzionario, ancora tremante, li vide in piedi alla fermata dell’autobus dalla finestra del suo ufficio.
Prima di tornare alle sue mansioni, aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori il cartellino con impresso il suo nome, infilzandolo orgogliosamente sul bavero della giacca.
Dopo quella trasformazione, si sentì invincibile. Come accade ai supereroi.



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