Numero 62 – LUGLIO/SETTEMBRE 2020

ll Branco

di Leonardo Mazzeo

Jordan, Will, Steve e Mike erano seduti al solito tavolo in fondo alla birreria di Woody. Era buio e faceva freddo fuori, l’inverno incalzava ma di lavoro da fare, in segheria, ce n’era sempre tanto. Anzi, nel periodo invernale ancora di più, data l’esigenza di legna da ardere per i camini. I quattro amici, compagni di gioco da trent’anni, colleghi di lavoro da dieci, bevevano birra e parlavano del più e del meno. Ogni giorno, dopo aver staccato da lavoro, prima di tornare a casa passavano da Woody e si ubriacavano per bene. Al tavolo, quella sera, teneva banco l’argomento “lupi”.

«Secondo me il governo ha fatto bene a togliere il divieto di caccia» disse Jordan.
«Non so», rispose Steve, «comunque sono una specie protetta, e per due maiali ammazzati non credo valga la pena sterminarli».
«Steve, sai quanto importa a me di quei lupi? Zero. Dobbiamo prima pensare a star bene noi, che quelle bestie se la cavino da sole. E soprattutto che non vengano qui ad attaccarci».
«Giusto, disse Will, io non sopporto tutta questa solidarietà verso quella sottospecie di cani. Per me possono anche morire tutti. Anzi, li ucciderei io volentieri».
«Ma smettila», fece Mike…Continue reading


Piccoli strappi senza importanza nel tessuto spazio temporale

di Tristan Marsili

Louis fa una pausa. Apre la bocca, inspira.

«Vi chiedo solo questo».

La metropolitana continua a correre, il vagone ondeggia, immagini sfocate e scure si susseguono oltre i finestrini.

Louis dà una rapida occhiata ai passeggeri più vicini: la ragazza in abito da sera che ha fatto una smorfia con la bocca appena lui ha iniziato a parlare, l’uomo che si è nascosto dietro il giornale, i gemellini che hanno continuato a dormire nel passeggino cullati dal movimento del treno. Abbassa lo sguardo a terra, prende fiato di nuovo.

«Vi chiedo solo questo», sussurra.
«Vi chiedo di privarvi di un quarto di dollaro per donarlo a me. Per voi sarà ben poca cosa, ma per me avrà un valore altissimo, credetemi. Un unico misero quarto di dollaro.»

Scandisce le parole chiare e forti…Continue reading


Incontrarti tra le parole

di Sonia Barsanti

Incontrarti tra le parole.

Scivolare sul terreno mutevole di un respiro

nascosto, fissare nelle pupille

ogni frammento dei tuoi silenzi, ogni segno minuto,

una virgola appesa a lembi di carta seccata al sole.

Incontrarti tra le parole

che fai tue con movimento ancestrale.

Le assapori, nutrendole dei tuoi istinti,

dei tuoi voli verso il basso,

verso il ventre della Natura,

un ritorno ai primordi dell’immaginazione…Continue reading


Mukbang

di Francesco di Gennaro

La parola Mukbang è una crasi tra
“mangiare” e “broadcast” nella lingua
coreana: 먹는 (meokneun) “mangiare” e 방송
(bangsong) “trasmettere”.

Il vento mosse la lampada sulla scrivania e il ragazzino andò a chiudere la finestra di corsa. Domata la corrente tiepida, poté risistemare per bene l’illuminazione che picchiava sul piano. Prese un panno asciutto dalla tasca dei pantaloni e lo sfregò sui bordi umidi di un paio di piatti.
La videocamera interna del computer era pronta a riprendere il set che gli brillava davanti; nitido, senza traccia di ombre, perfetto come una cartolina.
Il giovane ricontrollò un’ultima volta la composizione assicurandosi che l’inquadratura escludesse oggetti impropri. Si sedette vicino al monitor e afferrò il mouse. Un paio di click e spostò il cursore sul tasto REC.
Il quarto video della settimana era in diretta streaming con la giusta velocità di connessione e in perfetto orario, quello del pranzo.
Passarono circa due minuti dall’inizio della registrazione e poco a poco affioravano i primi spettatori. Dietro soprannomi impensabili e altri meno originali si celavano volti di tutte le età. Tra questi c’era quello di Valerio con lo sguardo perplesso e incollato allo schermo. La voglia di studiare gli era passata coi primi languori di stomaco, così se ne stava sul letto col portatile ad aspettare che la pigrizia lo lasciasse libero di alzarsi e cucinare. Che stava osservando? Gli vennero in mente format televisivi scoperti anni fa ma nulla di simile a ciò che aveva davanti: un adolescente Coreano che divorava quantità industriali di cibo…Continue reading


Luca. La camicia. Le ragazze.

di Stefano Bordoni

Luca scese dal letto badando bene a far toccare sul tappeto il piede destro ancor prima del sinistro. Lo toccò con la punta, poi con la pianta ben distesa, e solo allora infilò la pantofola; fece la stessa cosa con il sinistro. Si alzò e fece otto flessioni sulle gambe. Il numero otto era, infatti, il suo numero fortunato.
Fece la doccia con acqua molto calda. In un programma televisivo aveva sentito dire che l’acqua puliva a fondo solo se molto calda e non gli importava del fatto che si stesse parlando di tessuti, lui voleva essere pulito, sentirsi pulito.
Tirò fuori dall’armadio i vestiti, senza una piega. Ci teneva molto, e faticava non poco a lisciare i tessuti con il ferro da stiro. Li mise in ordine sul letto. L’ordine gli dava un senso di sicurezza e di controllo; la confusione lo faceva stare male.  Aveva iniziato a odiare la confusione fin da bambino. Da quando, rientrato a casa con il padre, gli era apparso il caos: cassetti rovesciati, oggetti sparsi per terra. Ma ciò che lo aveva raggelato era stata la vista della madre coperta di sangue, che arrancava sul tappeto. Erano stati degli uomini cattivi, gli dissero. Dopo qualche settimana la madre si riprese, ma lui no. Gli uomini cattivi, oltre quello che avevano rubato in casa, avevano rubato anche la sua innocenzaContinue reading



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