La mano straniera
da “Il Canto dell’eternità” di Francesco Conti
È la mano straniera
nel crepuscolo del senno
bagnata dal sole.
Potessi intingere il silenzio
nell’oscuro calamaio informe!
Sul trono purpureo e diafano
ciondola la mia lingua
biforcuta che ti sussurra:
vieni, o ambasciatrice di fuggevoli tesauri!
Il mondo è un catalogo riscritto
ogni giorno che le falangi
sopportano appena.
Ma è la mano straniera
nel crepuscolo del senno
bagnata dal sole.
Accantono le illogiche logiche
le parabole biologiche
e le perverse meccaniche:
absolvo le malizie di automi
sui flutti dell’ubiquo
timoniere silenzioso.
Nelle mistificazioni dello spirito
diedi un nome – vento nel vento – al vento,
su per le altalene della bonaccia
a fianco del cieco rapace.
Ho rubato un’eternità a Dio.