Numero 56 – Ottobre/Novembre 2019

BOLOGNA! BOLOGNA!

di Claudio Bandelli

A quei tempi avevo le mie idee. Ero molto categorico, lo ammetto, ma credo che sia ragionevole avere le proprie opinioni. Eppure ogni giorno c’era sempre qualcuno che cercava di farmele cambiare. Una volta, per esempio, Mario si mise in testa che avrei dovuto accompagnarlo a Bologna.
Non mi piaceva spostarmi dal mio paese e quando capitava provavo un forte senso di disagio. Vedere posti nuovi non mi interessava e Mario lo sapeva bene però quel giorno non mollava e continuava a ripetermi che mi avrebbe fatto bene cambiare un po’ aria. Affermava di aver sentito dire che viaggiare apre la mente. Gli chiesi chi lo diceva. Mi rispose che lo dicevano tutti. Perfino quell’intellettuale che è spesso ospite in televisione.
Pensai ai viaggiatori che conoscevo e non mi sembrava che a loro, il viaggio, gli avesse aperto la mente.
Vedere Bologna! Che idea si era messo in testa?
Cosa ci sarà poi di così nuovo in un posto nuovo?
Ve lo dico io, niente, a parte voi.
Viaggiate soltanto perché non riuscite più a vedere quello che vi circonda e avete bisogno di nuovi stimoli per tornare ad osservare il mondo. Se cambiare è quello che v’interessa non c’è bisogno di andare lontano, fatelo qui, imparate a stare dove siete e non avrete più bisogno di fuggire. Imparerete ad amare la vostra donna, a rispettare gli amici e a voler bene a voi stessi.
Vi racconto questa, Mario qualche mese prima che se ne uscisse con questa idea di Bologna era stato in Portogallo tre giorni, neanche il tempo di adattarsi che già doveva tornarsene a casa. Dopo il viaggio mi fece vedere un milione di foto piene di banalità e noia condite con una completa assenza di gusto artistico. Quella che più gli piaceva, e sul quale si soffermò a lungo, ritraeva una porta color turchese scattata di fronte ad una casa nel centro storico di Lisbona. Gli svelai un segreto. Anche qui nel nostro paese c’erano case con la porta turchese solo che qui non avevano quel gusto particolare di un dettaglio rubato in una terra straniera.
Ero assolutamente convinto che a Bologna non ci sarebbe stato niente di diverso, sicuramente gli uomini entravano in casa passando dalla porta come in qualsiasi altro paese del mondo, i bambini nascevano senza denti e le donne avevano sempre e solo due tette.
Gli dissi che ero sicuro che ogni squadra di calcio avesse il suo bomber, ed ogni ballerina la sua insegnante.
A quel punto gli chiesi se per convincermi avesse almeno potuto affermare che a Bologna nessun ladro avesse rotto il finestrino di un auto per rubare una borsa dimenticata da una ragazza sbadata, che nei bar a fine serata non venissero buttate via le brioches, che nessuno si fosse mai ammalato e nessun cane fosse mai stato investito.
Mi avesse almeno detto che a Bologna non esistono gli ortolani e che gli alberi da frutto sono in un campo dove ognuno può coglierli liberamente.
Se avesse soddisfatto almeno una di queste richieste vi giuro che sarei andato con lui a Bologna, però Mario dopo avermi pazientemente ascoltato, mi chiese semplicemente di accompagnarlo al circolo del paese per giocare a carte, come facevamo ormai ogni giorno da trent’anni.



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