Lingue straniere
di Fiorella Malchiodi Albedi
A Parigi sono arrivata in un giorno d’autunno, rigido e malinconico, che per me che venivo dalle ottobrate romane era già un inverno avanzato. Nel dormitorio studentesco avevo trovato alloggio in una camera minuscola, con lo spazio appena sufficiente per un letto singolo, uno scrittoio e un piano cottura con un unico fornello. Non conoscevo nessuno, alla Maison d’Italie della Cité Universitaire, e se le giornate passavano rapidamente al lavoro, o nei giorni festivi in giro per la città, le serate erano lunghe e noiose. Mi è capitato diverse volte, nel corso della vita, di passare periodi di studio o di lavoro all’estero. Le esperienze sono state molto diverse tra loro, per la durata, per il luogo in cui si sono svolte, per l’età che io avevo, ma nel ricordo sono tutte accomunate dall’insieme di emozioni che accompagnavano le fasi iniziali, il periodo di ambientamento. È un insieme di sensazioni contrastanti, un po’ belle e po’ brutte, come l’emozione della novità, il fascino del paese nuovo, ma anche il senso di sradicamento, la forzata solitudine iniziale. Se ora guardo indietro, man mano che il tempo passa, esperienze che poi si sono via via andate …Continue reading
L’amico di famiglia
di Tiziana Di Iorio
Gli amici di famiglia sono persone rassicuranti, vengono a trovarti e ti portano dolci buoni e caramelle succose. Ti accarezzano i capelli e non fanno che ripeterti quanto velocemente tu stia crescendo, che diventi ogni giorno più bella ed è una gioia guardarti.
Lui viene spesso a trovare sua nonna, quando esce dal lavoro e si ferma a bere una birra nel bel giardino verde, dove nelle sere estive si respira un venticello leggero, che spazza via l’afa e la calura della giornata, ormai alla fine.
Si siedono sulle sdraio, il tavolino accanto, con il succo di frutta per lei e la birra per lui. E’ alto e biondo e quando arriva lei è contenta. Qualcuno le dedica tante attenzioni, si interessa a lei, le chiede come sia andata la giornata e le racconta la sua. Le parla dei suoi fratelli e del suo lavoro. Fa il muratore e ha mani bianche e grandi.
La nonna è affaccendata in cucina, tra pentole e padelle, a preparare pasti abbondanti. Il cibo è una questione importante nella sua famiglia, bisogna mangiare sempre, tanto e solo cose sane…Continue reading
In altre parole di Eva Luna Mascolino
La Sfinge senza segreti (Oscar Wilde)
Un’impressione
Un pomeriggio me ne stavo seduto fuori dal Café de la Paix a osservare lo splendore e la miseria della vita parigina e a interrogarmi con il mio vermouth sullo strano panorama di orgoglio e povertà che mi si profilava davanti, quando ho sentito qualcuno chiamare il mio nome. Mi sono girato e ho visto Lord Murchison. Non ci eravamo più incontrati da quando avevamo finito il college, quasi dieci anni prima, per cui mi ha fatto piacere ritrovarlo e gli ho stretto la mano con affetto. A Oxford eravamo stati grandi amici. Mi piaceva immensamente, era così bello, così vivace, così rispettabile. Dicevamo sempre che sarebbe stato il migliore tra noi compagni se solo non avesse detto sempre la verità, eppure in lui ammiravamo più di tutto la franchezza, credo. L’ho trovato molto cambiato. Sembrava ansioso e perplesso, e in dubbio su qualcosa. Sentivo che non poteva trattarsi di uno scetticismo moderno, perché Murchison era il più energico sostenitore del partito conservatore dei Tories e credeva nella Torah con la stessa fermezza con cui credeva nella Camera dei Lord; perciò ne ho concluso che si trattava di una donna e gli ho domandato se fosse ancora sposato…Continue reading
L’onda lunga che ti ha portato qui
di Guido Landini
Il nome. La scatola di latta. I muscoli scuri. La frusta della foce. I tanti, troppi nomi.
Perché senti questo stasera? I carri sono fermi, non avrai di che pensare fino all’alba.
Ti agiti, non c’è bisogno. Rilassati. C’è solo il brusio intimo che sorge dalle luci tremolanti.
Guarda. Sopra una cassa si sta consumando una partita a carte, gli occhi degli uomini fuggono veloci, sotto sforzo per carenza di luce. Vorresti prendere parte anche tu, ma una voce ti trattiene, lasciandoti con la testa sulle spalle che diventa pesante, offuscata dalla stanchezza e da ragioni che non sai.
Sorridi ad una vecchia in vestaglia. La stoffa che indossa è così sbiadita da concedere spessore alle sponde più remote e umbratili.
Una figura incrocia le gambe, si siede affianco a te. La riconosci. La accogli.
Stringi in un abbraccio quel ragazzo dai capelli unticci…Continue reading
Non toccare la cassapanca
di Daniele Bolognese

Ogni tanto, nei pomeriggi in cui andava a trovare suo padre, nella grande casa con giardino dove aveva trascorso la sua infanzia, gli succedeva di piombare in un singolare torpore. Il bagliore del cielo primaverile, lo scalpiccio dei suoi passi, le ombre lunghe di caseggiati abbandonati, avevano su Francesco un effetto soporifero intanto che passeggiava per le viuzze del paese. Aveva sempre preferito, nei giorni in cui non era in caserma per lavoro, fare un pisolino subito dopo pranzo. Tuttavia, da un po’ di tempo a quella parte, prima di coricarsi, aveva preso l’abitudine di andare a farsi un caffè da nonno Mimì (in famiglia tutti lo chiamavano col diminutivo). C’era qualcosa in lui, come una triste rassegnazione nel modo in cui reggeva il bastone, nel profilo ossuto e nella voce, spesso ovattata e indistinta, che stimolava un’idea di solitudine, quasi fosse incapace di rapportarsi con gli altri.
Francesco si fermò e…Continue reading
Carte dal tempo
Marta De Lluvia

Avrai fotogrammi
il mio volto su bianco stampato
profumo di lino e lenzuola.
Terrai le parole che scrivo per dimenticarle
e il silenzio ancora caldo della mia fine.
Dirai che viaggiavo nel tempo
che prima di nascere sono invecchiata
che a volte non era me che ridevo.
Dirai che era fragile stare al mio fianco
che a volte ero dentro altre vite.
E saprai da carte dal tempo
che in me eri simile…Continue reading
La teca
da “Il Canto dell’eternità” di Francesco Conti
di un assenso taciturno
la luna mi deride
paradosso circense
dalla vuota cavea.
Aspide sui telamoni
scalai le teche insolute
i malleoli e il cuore
scandirono il precipizio.
Polpastrelli – ali d’avvoltoi
fu lo squadernare di cellulose,
lessi libri mai scritti
tradussi la chimera incatenata…Continue reading
Anatomia di una crisi di nervi
di Paola Curia
Ore 5:30
Allarme sveglia.
Tiro fuori dal piumone la spalla nuda, allungo il braccio verso la mia destra. Il suo orecchio è gelido, lo sfioro, lo strizzo, non c’è verso il trillo non tace, cambio direzione. Obiettivo centrato o quasi: spigolo del comodino infilato nello spazio compreso fra indice e medio, dolore acuto ma non urlo.
Sfioro l’abatjour e vado oltre, quindi tre polpastrelli sul portagioie poi base del cordless e finalmente la sveglia!
Schiaccio quel coso, quel pulsante di plastica per spegnerla, sollevo la mano, accorcio il braccio, copro la spalla e torno a sonnecchiare. Dopo appena dieci minuti l’odiosa sirena riparte e non solo suona, ma adesso fischia, vibra e lampeggia.
Mi tiro su, perlustro la stanza nella semioscurità. In realtà non ricordo bene cosa stia cercando ma mi manca qualcosa. Con gli occhi socchiusi, arriccio il naso ed è più leggero del solito…Continue reading