Numero 54 – LUGLIO/AGOSTO 2019

White lies

di Gaia Tomassini

 

“Sai cosa sono le White Lies?”
“No, non ne ho mai sentito parlare”.
“La traduzione sarebbe “bugie bianche”, ma il senso è che queste bugie non fanno male”.
“Vuoi dire che non sono vere bugie?”.
“Voglio dire che sono bugie a fin di bene”.

“Ciao blondie, com’è andata oggi?”. Mia mamma ha un sesto senso, telefona sempre appena mi siedo in treno; non so come fa, è sempre così. “Ciao mamma, tutto bene. Stanca, come al solito”.
“Così impari a lavorare…”, dice lei ridacchiando. “Per stasera hai programmi?”.
“Andrò in palestra e poi al cinema, danno The Green Book”, rispondo io a bassa voce.
“Ah già, quindi per cena non ti aspettiamo?”, mi chiede. “No, magari mangio qualcosa quando torno”.
“Va bene, come vuoi”, risponde lei; “Un beso, a dopo”. La saluto e metto giù….Continue reading


La terra non è piatta

di Alice Scuderi

Chiudo gli occhi per un attimo. Inspiro e ripeto quel mantra assurdo, com’era? Oh namah sci…cri…sti..
Gesù, ho bisogno di bere. Perché voglio essere una persona razionale, quando il mio istinto, quello primordiale che Santa Madre Natura ci ha messo nel DNA per salvarci la pellaccia, mi urla: ma dove vai?
Anita non avrebbe sentito la mia mancanza, in mezzo a questa orda barbarica, ma sembrava ci tenesse così tanto che io venissi. In effetti da quando ha partorito non ci siamo viste molto e le poche volte i nostri incontri mi hanno lasciato addosso una tristezza ispida, che non sono riuscita a togliermi di dosso nemmeno col guanto di crine.
Ma non ti vergogni? Essere invidiosa di una creatura lunga ottanta centimetri che vive attaccata a un capezzolo? Sì, ma è il capezzolo della mia migliore amica…Continue reading


In altre parole di Eva Luna Mascolino

La gioia  (Anton Pavlovič Čechov)

 

Era scoccata la mezzanotte.
Dmitrij Kuldarov, tutto eccitato e spettinato, si precipitò nell’appartamento della sua famiglia ed entrò di corsa in tutte le stanze. I genitori si erano già coricati. Sua sorella era a letto a leggere l’ultima pagina di un romanzo. I fratelli minori, studenti del ginnasio, dormivano.
– Da dove arrivi? – si stupirono i genitori. – Che ti prende?
– Oh, non chiedetemelo! Non me lo sarei mai aspettato! No, non me lo sarei mai aspettato! È.… è quasi incredibile!
Dmitrij rise e si accasciò su una sedia, incapace di reggersi in piedi per la felicità.
– È incredibile! Non ve lo immaginereste mai! Guardate qua!
La sorella saltò giù dal letto e, gettandosi addosso una coperta, si diresse verso di lui. Gli studenti del ginnasio si svegliarono.
– Che ti prende? Sembri sconvolto!
– È per la gioia, mamma cara! Ora mi conosce tutta la Russia! Tutta quanta! Prima solo voi sapevate dell’esistenza di un registratore di collegio* di nome Dmitrij Kuldarov a questo mondo, mentre ora lo sa tutta la Russia! Mamma cara! Buon Dio!
Dmitrij balzò in piedi, corse per le stanze e tornò a sedere…Continue reading


Oggi

 di Lea Barletti

Perché Oggi è una parola che solo i suicidi dovrebbero usare.
(I. Bachmann “Malina”)

Oggi, come ogni giorno, alle 6.45 ha suonato la sveglia. Oggi, come ogni giorno, sono rimasta nel letto fino alle 6.50. Metto appositamente la sveglia cinque minuti in anticipo rispetto all’ora in cui dovrei alzarmi. È una radiosveglia ed è sintonizzata su un canale che trasmette musica classica. Per anni è stata regolata sulle 6.40, e così io potevo restare dieci minuti nel letto prima di alzarmi. Da qualche tempo però, evidentemente per un cambio nel palinsesto, proprio a quell’ora il conduttore del programma ha cominciato a parlare. Tutte le mattine, puntualmente. Non c’è niente di peggio che essere svegliati dalla voce bene intenzionata e piena di positiva energia di un conduttore radiofonico, quale che sia l’argomento, fosse anche la biografia del compositore del concerto in procinto di essere trasmesso. Così adesso sono stata costretta a ridurre il mio tempo di permanenza nel letto dopo la sveglia, da dieci a cinque minuti, regolando l’allarme sulle 6.45, quando il conduttore…Continue reading


Nascita

di Eleonora Santamaria

Nascita

Con l’esilio,

finalmente parte del mio luogo

La luce appoggia il dorso

sulla mia pancia

in silenzio, fluttua.

Ferma la luce.

Con il corpo,

le rive, i mari,

loro mi seguono col mio

seguirle.

Fermi gli oceani…Continue reading


XXXVIII

di Alessandra Pennetta

Seduta sulla tua sedia

disposta
al tuo bacio d’inizio
composta

disposta
poi in cavalcata
scomposta

disposta

frenato all’arrivo il mio corpo al galoppo

sfinito

-ma tu non hai finito-

a proseguire…Continue reading

 


 

Schegge e riflessi

di Carola Anaïs Maag

 

Mi scivola tra le dita il bicchiere che tengo in mano. Lo giro e lo rigiro, osservandone i riflessi intensi come schegge di smeraldo. Intorno a me sento indistinto un brusio. Forse ci sono delle persone. Sì, sono quelle con cui sono arrivato questa sera. Non riesco a concentrarmi su nient’altro se non sul bicchiere che stringo tra le mani. Mi giro distrattamente, porto lo sguardo fuori dall’enorme vetrata del locale. Guardo le strade illuminate a stento dalla fioca luce dei lampioni. Ombre che si susseguono, tutte uguali, indistinte. Quante vite che si perdono nella notte, anime in pena, forse, smarrite, come me, oppure esistenze colme di felicità. Il mio sguardo improvvisamente arretra, si fissa sulla vetrata stessa. La luce del locale è troppo intensa. Vedo il mio riflesso. Mi guardo. Non mi riconosco. Cosa ci faccio qui? Circondato da volti che mi sembrano così distanti, che si deformano in smorfie, in risate. Non riesco a decifrarli. Ogni tanto i loro occhi si fissano sul mio volto. Non saprei dire se si accorgono del modo in cui li sto guardando. Forse sono troppo concentrati sulla propria felicità in questo momento per permettere ad un corpo estraneo di disturbarli…Continue reading


ti apro il Cuore

di Lila Ria

“Nebulosa” di Giulia Mauro (inchiostro su carta)

Ho lingue di fuoco

sul costato. E dentro.
Come m’avessero sbranata
e fossi a terra a brandelli.
Serpenti nelle cosce
s’insinuando. Zitti.
Che la strada dentro me la sanno.
E m’avvolgono
con un abbraccio caldo e non
sei te. Sono io
quella che ha i brividi
ogni qualvolta riappari
a cuore aperto
dentro di me. Mi scuoi.
Ti nutri della mia pelle
del mio sangue
del mio cuore
per un’ora? O meno.
O una vita.Continue reading


In nome del figlio

da “Le donne che abitano in me” di Raffaella Del Litto

Donna che incarni i peccati dell’essere umano,

che ti pieghi al giogo di chi ti vorrebbe maschio

che nelle tue viscere accogli un figlio,

un uomo che sarà poi un padre

Non dimenticare di educarlo alla vita,

al rispetto di tutte le donne, in memoria di quel corpo che gli è stato casa.

Mostragli quel coraggio che gli ha dato la luce e lascia che veda

Che la tua è vita e non sacrificio,

Che la tua è passione e non compassione,

Che la tua è forza e non rabbia,

E che non ti riprenderai mai la vita che gli hai donato

in nome di ciò che hai rinunciato per lui….Continue reading



 

Share