Numero 53 – Giugno 2019

Stanotte

di Antonio Blunda

 

Stanotte
la strada s’ è fatta d’una lunga verità
di tutte le cose di questa famiglia
che si disperdono sotto i miei occhi

Stanotte che mi riguardo
ed alcune fotografie, padre,
sanno cose di te
e del nostro natale
che nessuno conosce

dall’albero finto
alle luci calde sul freddo dei vetri

ai nostri giochi stupidi
alla magia dei regali
che non giungevano
nascosti all’alba

Stanotte
sono un figlio diseredato

e me ne starei sotto al letto
come una scarpa nascosta
fin quando il taglio
d’ un’abrasione di lacrime
mi ricadrebbe a fiocchi
per addormentarmi di silenzio
su tutta la città

Stanotte
se soltanto ne avessi avuto voglia
non sarei stato più qui

Stanotte
nessuno crederebbe
che questa notte
mi contiene
non più di tre passi

Stanotte
che ero a pochi metri
ed amavo in lontananza
con tutta la mia vita
la mia vita

Stanotte
che avevo una madre
un fratello
e una donna
più di quanto non sapessero il mio amore

Stanotte
che le mie orecchie
non hanno ascoltato altro
che il suono sofferente
del bambino che piangeva
la recita inginocchiata
d’una vecchia preghiera di fortuna

Stanotte, Dio,
come non è vuoto
questo dolore che mi porto in giro
da inutile viandante

Stanotte, Dio,
se muoio
è per colpa di tutti gli alberi
che mi si piegano dentro
nel mare forte
di questa pioggia



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