Intorno a una definizione soddisfacente di persona sociale
di Antonio Francesco Perozzi
Sabato: giorno di finto riposo.
Chiusi a metà: serrande alternate su Via Garibaldi, insegne alcune spente alcune accese ecc. ecc. Come scegli il criterio per il giusto datore di lavoro? La serranda sceglie per te. Chiusi: sì, non-consegna, è sabato. Aperti: sì, consegna, è sabato.
C’è una legge sagace nel curriculum che porta tra le mani, la vita sparpagliata in esperienze trimestrali che da qualche parte hanno valore, in punteggi esatti (chi li giudica esatti?), in titoli. Lui (tu, io: siamo ciò che gira intorno a una definizione soddisfacente di persona sociale) spacca Roma e cerca il punto giusto: – Posso lasciare un curriculum?
Deposito, provare a imbastire una fiducia sufficiente e arrivare a domani. Pile di vite sparpagliate in esperienze trimestrali riempiono le stanze dei punti giusti: è facile immaginarsele (la polvere) agli angoli dei magazzini delle banche..Continue reading
La soluzione
di Eva Luna Mascolino
Arriva puntualissima, copre la luna piena con la falda del vestito e poi si siede per terra accanto a me. Si lega i capelli in un elastico e guarda un punto indefinito, verso il mare. Non mi saluta nemmeno.
Le dico:
– Sei arrivata puntualissima.
– Ho fatto del mio meglio.
Poi le pongo la domanda di rito, quella da cui non posso sottrarmi.
– Ti senti meglio?
– Un po’. Quanto basta per accettare i tuoi appuntamenti.
Meno male, vorrei aggiungere, e invece taccio. Mi godo la musica del pub qui accanto, praticamente a strapiombo sulla costa. C’è uno sputo di terra fra i suoi tavoli floreali e la salsedine. Un metro quadro in grado di accogliere un paio di corpi, in una dimensione che ha il sapore dell’oceano e dell’humus insieme. Io sono dalla parte dell’humus, lei dell’oceano…Continue reading
Oggetti abbandonati
di Elena Ramella
«Che cosa ci facciamo qui?» chiese il quaderno alla cornice vuota.
«Non ne ho idea» rispose lei in un sussurro.
La mansarda era buia e silenziosa. La luce della luna filtrava attraverso le finestre e cadeva sul pavimento di marmo bianco in pozze luminose. Tutto era immobile, addormentato. Gli oggetti respiravano a malapena, abbandonati al loro eterno essere nulla, al loro eterno essere dimenticati. Sulle mensole degli scaffali arrugginiti, sui tavoli, sulle sedie pieghevoli, accumulati, ovunque, senza una logica o un ordine, riposavano nella loro malinconia. Avevano smesso di chiedersi come fossero finiti lì, perché la risposta avrebbe fatto troppo male; semplicemente, non erano più utili a nessuno. Avevano smesso di contare i giorni che passavano, i mesi, gli anni, e si erano rassegnati, abbandonando ogni speranza di poter, un giorno, essere riportati alla luce. Avrebbero per sempre costituito il sottofondo della vita, presenti, da qualche parte nella memoria degli uomini e nelle loro vite.
La polvere ricopriva ogni cosa… Continue reading
Il pettirosso
di Enrica Gatti

Nato in un nido costruito d’inverno
non ho visto il freddo perchè un’ala calda mi copriva gli occhi
cresciuto nell’inverno
non ho sentito il buio perché una luce dentro mi teneva sempre acceso
Sono diventato grande quando ho visto e sentito l’inverno
l’ho combattuto e l’ho accettato…Continue reading
In quel giorno tranquillo
di Paolo Pitorri
la terra cattiva e carnivora
mise un cappio al mio collo.
Ancora oggi quel giorno mi tira
come un cane – verso l’oscurità,
verso la nascita.
Quel buio l’ho toccato
uscendone senza respiro
masticando la terra…Continue reading
Sgrano un rosario
di Federica Sanguigni
di istanti opalescenti
che alla mia memoria
dolcemente si abbrancano.
Nel pulviscolo
di quegli attimi condivisi
scorgo l’essenza dell’amore
che si inchina
davanti a due anime elette
e che del tempo…Continue reading
È un’alba tutta mia quella che viene
di Alberto Parisi
È un’alba tutta mia quella che viene
nuovo il giorno che aspettavo
un manto
di petali ricopre i sentieri
la luce si rifrange dagli uni
agli altri. tutto è come
avrebbe dovuto essere
anche…Continue reading