Radici
di Elena Ciurli
Prima lì non c’era neanche un filo d’erba a sporcare il vialetto. Le foglie erano radunate in mucchi di grandezza uguale, ai lati. Erano azioni programmate e rassicuranti. Ogni abitante della sua città ha avuto almeno un parente che ci ha lavorato.
Gli alberi sono cresciuti forti, hanno nascosto il cemento. E gli scheletri deformati da memorie stratificate.
Agnese camminava nel bosco in punta di piedi, con la paura di disturbare qualcuno che non dormiva più. Il vento scompigliava le cime degli alberi e le arruffava i capelli. Non c’era mai voluta entrare fino a quel pomeriggio di novembre.
Tutte le volte che ci passava vicino, quando scendeva dalla sua casa per andare giĂą al mare, lei la avvertiva: era una litania di note quasi impercettibili.
Non ascoltarla…Continue reading
Banksy
di Federico Zagni
La notte in questa stanza nuova mi tiene sveglio con un suono affamato e costante a cui non sono abituato. Lontano e cupo, non posso capire da dove venga, forse il compressore malandato di un freezer, e la sua altalena anche se rassicurante riempie liquida il mio tempo, dandomi qualcosa su cui scaricarmi la coscienza. In un altra età mi sarei alzato per suonare, o forse lo avrei fatto comunque, fossi stato invece in un diverso luogo, più mio. Sono anni che non ci provo più. Di solito dormo, diceva quel povero stronzo geniale di Céline che basta quello. Basta dormire, e vuol dire che va tutto bene.
Tu contribuisci con il tuo respiro leggero a dare un ritmo alla mia veglia, incatenando un fiato dopo l’altro come passi a scavallare fino alla mattina. Sei così vicina che ti sento sul viso, mi ricordi il soffio di un bambino, tanto tempo fa. Non è sgradevole, sa un po’ di alcool, ma siamo a letto da troppo poco tempo perchĂ© inizi a infastidirmi. Ci vorrebbero ore, o forse anni. In queste condizioni, è normale che non possa riaddormentarmi. Fino a otto ore fa non ti conoscevo, e a dire il vero non ti conosco nemmeno ora. Non mi hai detto il tuo nome, nemmeno quando, con un gesto che mi è subito parso inutile e formale, ti ho confidato il mio.
Vorrei alzarmi e vagare in questa casa, scrutare e accarezzare tutti i tuoi oggetti e conoscerti contro alla tua volontĂ . Invece tra poco prenderò atto che non posso piĂą stare immobile e sdraiato, illudendomi di ricadere in una soffice incoscienza, e mi rassegnerò a raccogliere i miei vestiti e sgattaiolare fuori cercando di non svegliarti. La notte se ne starĂ andando allora, e tu forse ti accorgerai della mia fuga, ma non ti importerĂ . O magari sì, ma non mi fermerai, di certo….Continue reading
A processo
di Esther Guiducci
Che dirai quando in grembo non porterai
piĂą la stasi del mezzogiorno settembrino
ma tife che suonano al vento e sarai
tu l’utero entro cui retrocedere per viltà .
Che dirai degli occhi che si fanno vitrei
e la guazza tenera piĂą non incorona
i tuoi capelli doloranti. Che dirai del tu
che ti spossessa mentre ti sciampani
per migliore offerta supplicando
uno slancio che non è concesso…Continue reading
Cane ubriaco sul ponte di maggio
di Linda Berardi
Voglio urlare Cane ubriaco sul ponte di maggio,
t’amerei a marzo se avessi coraggio,
t’amo a maggio come cane ubriaco su un ponte che aspetta la sera,
chi cerca la luna si illude di averti due volte.
T’amerei su un ponte di maggio con un cane ubriaco
Per dirti
“ecco la vita, è questo e nient’altro”.
Ma non t’amo né a maggio né a marzo
Né cane né ponte.
Ubriaco aspetta un cane o cerca una luna…Continue reading
Angelo Blu
di Elena Ramella
Un mozzicone di sigaretta ancora acceso rotola contro uno stivaletto nero. La barista, alta, lunghi capelli neri, labbra rosse e gonfie, mescola i cocktail con scioltezza, con i gesti ripetuti dell’abitudine e un sorriso appena accennato. Prende le bottiglie di vetro dalle mensole illuminate di bianco alle sue spalle; liquidi verdi, ambrati, dorati, corposi, leggeri, trasparenti, densi, rossi, rosa, color cannella. Sciroppo, succo, acqua tonica, cubetti di ghiaccio nel bicchiere trasparente.
“Per noi due angeli blu”, dice una ragazza appoggiata al bancone. La barista annuisce. Io osservo. Nel giro di pochi minuti compaiono due bicchieri pieni di un liquido blu elettrico; angelo blu. La ragazza e il suo amico si allontanano facendosi largo tra la gente ancora in coda.
Il fumo pizzica gli occhi; piastrelle bianche ai muri, uno specchio a metĂ parete, divanetti di pelle grigia a forma di cubo allineati uno accanto all’altro, le luci ondeggiano, le ombre si proiettano sul pavimento e poi improvvisamente si ritirano, si proiettano, e poi si ritirano, e ancora, ancora, al ritmo regolare della musica….Continue reading
L’ombra di Mr. Risin
di Claudia Muscolino
La vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilitĂ , apre tutte le porte, e voi potete passare per quella che preferite.
Jim Morrison
Quando sono arrivato alla reception c’era una donna che avrebbe potuto essere mia madre però più brutta di come sarebbe stata lei alla sua età . A dire il vero, non la vedevo da vent’anni e, per quel che ne sapevo, poteva essere a marcire sotto terra in qualche squallido camposanto a Los Angeles. Quella donnetta con i capelli biondo cenere mi aveva accolto ubriaco fradicio, e aveva consegnato la chiave della camera con una mano sudata e tremolante guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite. Sebbene avessi pagato in contanti dovevo averle fatto una pessima impressione.
Fuori infuriava uno dei tipici temporali dell’east coast e probabilmente ha pensato che fossi un evaso fuggito da un manicomio criminale, come in un b-movie…Continue reading