A volte è solo questione di respiro
di Elena Ramella

A volte è solo questione di respiro. Inspira. Trattieni. Espira. A volte è davvero solo questione di respirare. Inspira. Trattieni un po’ di più. Espira.
L’Acqua. L’acqua che purificava, che lavava via, che puliva, che cancellava. L’acqua. Ogni volta che si buttava sotto al getto bollente della doccia era un piccolo rituale. Chiudeva gli occhi e faceva finta che i rivoli d’acqua che le scorrevano sul corpo, dalla nuca ai talloni, portassero via i pensieri, i nomi, i volti, le parole dette o sentite, i gesti compiuti o subiti. Tutto scivolava via. Via da lei. Via, nel calore, nel vapore.
La doccia del mattino lavava via gli incubi della notte, quella della sera, gli incubi del giorno…Continue reading
Tra bordelli e paradisi
di Eva Luna Mascolino

Conoscevo un trio dalle unghie rosicchiate che suonava giorno e notte all’angolo di una stradina periferica. Vicino al bordello della città, avrebbe specificato qualcuno. Vicino al Paradiso, avrebbe ribattuto un ubriaco. Poco importa, è un luogo di perdizione, avrebbe concluso una suora con una smorfia.
C’erano ascoltatori abituali che passavano da quelle parti tutti i giorni, soprattutto ragazzini con una palla in una mano e una pietra nell’altra. Talvolta giocavano ad imitare Pelé – quello è fallo, aspettami! passa la palla maledizione, ma dove tiri? rigore rigore rigore – e altre volte a farsi male, combattendo le proprie guerre con fionde e con sassolini raccolti sul selciato – FUOCO! non mi hai preso, vieni qui piccolo stronzo, FUOCO! arrenditi, sei morto morto morto morto.
Quando fango e graffi si facevano più numerosi delle gocce di sudore scivolate lungo la loro schiena, andavano tutti assieme ad ascoltare il trio che suonava vicino al bordello. Sono delinquenti, si sarebbe detto camminando loro accanto. Sono solo bambini, avrebbe ribattuto una madre. Poco importa, sono uomini, avrebbe concluso qualcun altro. Un saggio…Continue reading
Götterdämmerung
di Sonia Aggio

I. Preludio
Due uomini entrano nella stanza. L’ufficiale indossa un’uniforme da cerimonia, il soldato un cappello e un pastrano spolverato di neve. La tavola è apparecchiata per due: bicchieri di cristallo, tovaglia bianca, piatti di porcellana, posate d’argento. Accanto alla finestra, un orologio a pendolo segna le cinque e quarantatré.
L’ufficiale esce e torna con una bottiglia impolverata. Fischietta versando il vino nei bicchieri. Il soldato è fermo in mezzo alla stanza, bloccato nell’atto di sfilarsi un guanto. L’ufficiale lo guarda, beve un sorso e si asciuga le labbra.
— Bello, eh? L’ho fatto arrivare dalla Germania. Aspetta, voglio che lo guardi bene.
Accende le candele sul tavolo. La luce allontana le ombre azzurre dell’inverno polacco, l’oro dei gioielli, il borgogna dell’abito, il corpo rosa di una giovane donna si accendono sulla tela. L’ufficiale emette un sospiro compiaciuto…Continue reading
Si avvisano i signori viaggiatori
di Francesco Spiedo

L’atterraggio del volo Milano-Napoli è previsto per le 18.10 e non sono segnalati problemi di alcun tipo: il cielo è pulito, la visuale è ottima, la temperatura è di circa undici gradi centigradi e io ti aspetto al solito posto.
Il tempo trascorso negli aeroporti è anticipazione di purgatorio. Non sei tra la gente, imbottigliato nell’inferno di traffico e semafori e file al supermercato. Non sei tra le nuvole, dentro il paradiso degli aerei che attraversano il cielo e volano contro le regole degli orologi. Da un inferno all’altro sono fusi orari e bottiglie d’acqua di colonia, vino e cioccolata nei negozi dopo il controllo dei bagagli. Gli aerei poi decollano e cambiano le leggi della fisica e cambiano le leggi dei confini attraversati. In India un uomo indebitato può vendere la moglie per estinguere i debiti. In Giappone ai tatuati è vietato l’accesso alle saune. A Napoli accanto al caffè ci mangi un cornetto. A Milano accanto al cappuccino ci metti una brioche.
Nei cieli non si nascondono le divinità dei Greci e dei Romani e puoi volarci attraverso, comodamente seduto tranquillo…Continue reading
L’Arca
Fabio Cardetta

Camminare nelle pozzanghere mi ha sempre dato una sensazione d’annegamento.
Un po’ come quando guardi il mare, vasto e profondo, che ti trafigge con il suo smodato blu di lontananze, pensieri e mancanze: quello che non ho, quando non ci sei tu, quello che sarò, quello che non è più, quello che accadrà quando morirò, come è brutto morire in mare, nel blu dipinto di blu…
Quanto è farabutto il mare, enorme pozzanghera che circonda noi minuscole formiche alla ricerca di qualcosa oltre la pozzanghera.
Le pozzanghere nell’Est Europa sono un simbolo: le pozzanghere nell’Est sono la melanconia fatta a immagine contenuta: quello che ci possiamo permettere, quello che non abbiamo potuto fare, quello che non c’è più.
Nell’Est Europa non c’è il mare… ci sono le pozzanghere.
Capita però, a volte, che quando ti perdi per la Ulica Kutrinny, Slavjansky,Florenskij, Potrabinsky, Hradcansky… quando i palazzoni liberty ti si accalcano sul collo, le cupole gotiche come cappelli di maghi…Continue reading
NIGREDO
di Alessandro Ceccherini

Mi alzo, vado in bagno. Piscio osservando la luce del sole scomporsi sul vetro smerigliato. Apro un po’ le imposte. Il sole alto si spalma senza pietà sul cemento squartato del marciapiede, piccole nuvole gli scivolano davanti e si addensano nere a ridosso delle montagne, lontane e innocue. Preparo tre canne ed esco. Scendo le scale veloce. Cammino sul marciapiede senza pensare a niente, con foga, puntando la mia meta su ogni fine di strada; non guardo nessuno, calpesto l’asfalto cercando di fargli male, coi polpacci tesi. Non so da quanto cammino, ma non sono affatto stanco, anzi mi sento rinvigorito. Sono sul ponte, il cielo azzurro si specchia nell’acqua marrone dell’Arno: che schifo, pare il Mekong. Oltre il ponte c’è una processione in costume. Un frate elenca ad alta voce una serie di reliquie che tiene in magazzino: mignolo di San Tommaso; punta di una freccia che trafisse San Sebastiano; resti disciolti della ghiandola pineale di Lazzaro. «Liberatevi dall’attrizione, pagate, pagate per avere salva l’anima!» Un uomo in armatura medievale mi passa lentamente davanti, sferraglia ed emana una luminescenza rossa, come se sul metallo scintillasse un tramonto. Si ferma, alza la visiera dell’elmo, si gira per guardarmi…Continue reading
Disperata d’amore
di Nicolò Monti

“Questa volta ho sbagliato qualcosa. È strana.”
Gli si avvicina.
“Prendine un pezzo. Assaggiala.”
Il marito si limita a guardarla
perché di torta proprio non ne ha voglia
vuole solo finire le ultime pagine del libro e andare a letto
magari bere una tazza di tè o di caffè ma poi andare a letto
senza pensare o parlare
perché ha lavorato e ha pensato tutto il giorno e ora è tardi.
“No, adesso non mi va.”…Continue reading
X agosto
di Lorenzo Mandalis
Di opaco c’erano solo i miei pensieri.
Risalimmo la collina per san Lorenzo.
La strada era uno di quei viottoli
sconnessi e sterrati pieni di buche
e sterpaglie. Una di quelle vie
ignote che necessitano di buoni
ammortizzatori per essere attraversate.
Oggi, con una strada come quella,
di metafore riuscirei a trovarne
anche troppe…Continue reading
Camminare dove sei nato
di Massimiliano Piccolo
Ti ho cercato tra vecchie ciminiere,
flashback industriale della periferia
che da tempo ho smesso di abitare,
nei resistenti anfratti di boscaglia
trafitti da carrelli e insegne accese,
fra steppe di parcheggi e discount
vuoti dalle nove sino alla chiusura,
nelle case che ormai sono sigillate
dall’uragano di una crisi senza fine,
nello scheletro ossidato di una bici
lasciata…Continue reading