X agosto
di Lorenzo Mandalis

Di opaco c’erano solo i miei pensieri.
Risalimmo la collina per san Lorenzo.
La strada era uno di quei viottoli
sconnessi e sterrati pieni di buche
e sterpaglie. Una di quelle vie
ignote che necessitano di buoni
ammortizzatori per essere attraversate.
Oggi, con una strada come quella,
di metafore riuscirei a trovarne
anche troppe.
Le simbologie d’altronde c’erano già tutte:
la notte; la strada; i sassi; le stelle; il silenzio;
la fatica dell’ascendere.
Ma allora era diverso. C’era un presente
descritto dal nostro passo pesante sui sassi;
da una notte di grilli. Si vedevano sparute
le luci accese di qualche rustico lontano:
finestre che nascondevano altre famiglie
altre somiglianze e dolori da tacere.
Nessuno di noi tre aveva necessità
di adattarsi ad una qualche allegoria
e non ricordo per quale motivo la terra
mi apparisse allora tanto concava,
inevitabile come il fato e la sorte
di un eroe troiano.
La stella bruciò in fretta. Ci fu un condiviso
stupore per quel taglio dell’ombra.
Siamo rimasti lì ancora un poco
con gli occhi rivolti alle costellazioni e ai pianeti.
Poi ce ne andammo. Ognuno
col suo desiderio ed un segreto.
Se sia riuscito a trovare
la chiave del tempo in quella via
o la porta per arrivare ad una vita diversa
non mi è dato sapere. Ogni cosa da allora
ha comunque trovato il modo di raggiungermi.