Mattine di giugno
di Elena Ramella

Avevo rimesso piede in quella stanza
che pensavo non avrei mai più rivisto,
togliendomi le scarpe dove iniziava il parquet,
ai piedi del letto.
In una frazione di secondo
il tempo si era riavvolto su se stesso,
i mesi passati
si erano accartocciati
come foglie secche,
sbriciolati,
annullati,
come se non fossero mai
davvero trascorsi,
come se io fossi sempre stata
in quella stanza.
Mi ero seduta sul letto,
ed eccolo,
quell’istante di una mattina di giugno,
sul quale sarebbe sempre gravato
il peso di tutte le altre mattine.