Dio salvi il Re
di Fabio Ramiccia

Guardando il latte vedo l’azione del prendersi cura
dietro l’angolo caldo.
In silenzio sulla panca di legno mentre su i bambini,
fuori dalla tovaglia,
urlano e si stringono.
Ricordo il freddo dei legni il viso di lato,
la pioggia domenicale e i rimanenti 13 giri.
La collezione intoccabile e il toccabile collezionato.
Mi trattengo sull’uscio dove non mi sono mai trattenuto,
la soglia sulla quale volavo nei giochi,
nella musica, nei rientri attardati.
Poca casa, casa ferma. Ora.
Mio padre e la sua fiaba. Il re.
Il re dorme dietro il separè leggero.
Nella stanza degli eredi
un sonno lontano e tranquillo
di cervi bianchi fermi e alti,
a proteggerlo di lato.
Il corpo nudo e la testa d’orso appena scesa sul collo.
Il re è nella stanza questo loro lo sanno.
Non si vede, dorme, ma pesa nelle mani
che ora spingono piano i pugnali nella carne del duca.
Il re cammina nel sogno nel sughereto.
Assetato e regale piano tra le foglie.
I suoi piedi piccoli piccoli sulla terra nel sogno secco e sordo
senza rumori.
Il duca esala il suo ultimo respiro sfiorando appena il separè
Scostandolo di poco, bagnando di luce il sogno del re.
La luce che entra non lo sveglia, dalla realtĂ della morte,
si trasforma in luna,
accecante,
enorme.
Il sangue che lento esce dalla bocca del duca di M.
Bagna appena il piede del re dormiente.
L’umido omaggio forzato ai piedi del Re C.
Non lo riporta indietro dal sogno anzi, si fa pioggia fine e confusa ai piedi della montagna che respira.
Dio salvi il Re.
Il duca è morto.
Dio salvi il Re.
Il duca è morto.
Dio salvi il Re.
Il duca è morto.