Feuilleton Il francese inesistente – Parte decima
di Fabio Cardetta

Da un parte c’era Tub, incastonato nel divano riservato al suo culo. E nell’altro c’era Igor, che continuava a giochicchiare con un elastico, non sapendo bene cosa fare. Nella poltrona affianco alla porta c’era Simona con le gambe accavallate, con le calze nere e lo sguardo gelido. In piedi, appoggiato al mobile c’era Vladimir, che si dava tutta l’aria d’un signore ottocentesco, messo lì in posa per una foto da consegnare agli almanacchi. E dietro la scrivania, proprio sotto il quadro di Stur (un linguista con la barba che per caso aveva inventato la lingua slovacca), c’era Peter Svetlan, con le mani a piramide e l’espressione da medium.
Il veggente, continuando a guardare davanti a sé, cominciò a recitare la profezia che avrebbe svelato a tutti la Verità sul fascicolo aperto:
“La transessuale Lucia da più di un anno era entrata in una relazione molto stretta con Srecko Simic – buttafuori del Cuban, tifoso dello Slovan e spacciatore occasionale del clan di Bito. I due a quanto pare si amavano. O almeno, lui amava follemente Lucia… ma lei, a un certo punto, aveva cambiato idea. Aveva incontrato un altro cliente, più folle di Simic, più passionale, sensibile, devoto: l’impiegato Jules Klein. Lucia aveva così deciso di rompere con Simic e addirittura s’era presa in casa il francese, che negli ultimi tre mesi s’era trasferito dalla prostituta, con cui conviveva in pace e armonia. Srecko l’era venuto a sapere e, avrebbe voluto vendicarsi su entrambi, ma non poteva… Lucia è una delle prostitute più ben volute dalla comunità e dal clan di Bito. Si vocifera che, addirittura, anche Bito sia stato un suo affezionato cliente in passato. Così Srecko dopo un po’ aveva deciso di vendicarsi esclusivamente del francese…”
“E il suo alibi?… Non era allo stadio?” – osò interromperlo Igor, catapultando l’elastico per sbaglio sulla scrivania.
Svetlan, tanto era preso dal suo stato medianico, che manco s’era accorto dell’elastico. Proseguì:
“Quella sera tutti erano convinti che Srecko fosse andato effettivamente allo stadio: c’erano i testimoni e su di lui non erano state ritrovate tracce di polvere da sparo… Ma c’era un piccolo particolare a cui nessuno aveva fatto caso: Srecko quella sera non era la persona che tutti conoscevano. Era invece suo cugino Alex che, rasato e vestito come Srecko, aveva fatto da comparsa per procurare l’alibi all’assassino. I due si somigliano parecchio, e il secondo, completamente rasato, è la copia spiccicata del cugino. Non solo!… Alex era rimasto a disposizione della polizia nei giorni successivi, si era fatto perquisire, aveva deposto e si era fatto pure fare l’analisi della polvere da sparo addosso, risultando così negativo. Srecko invece aveva commesso il delitto: aveva dapprima sottratto la pistola al cognato, era andato nel bar di Bito e aveva sparato al francese, per poi riporre l’arma al suo posto, come se niente fosse accaduto. Mentre il cugino si sottoponeva agli interrogatori, Srecko era rimasto nascosto per almeno un mese. Aveva deciso di tornare solo dopo che le acque s’erano calmate, solo dopo che il cugino e il cognato erano stati definitivamente scagionati per mancanza di prove.”
“Scusami,” – fece Vladimir – “ma qualcosa non quadra. Perché questo cugino si sarebbe sacrificato per Srecko?… E per quale motivo Bito ha accettato tutto questo casino, il pericolo che la polizia gli venisse in casa e gli facesse chiudere il locale, senza nemmeno dare una bella strizzata a questo Simic?”
“Bè, è molto semplice.” – replicò Svetlan – “Il cugino ha dei gravi ritardi mentali ed è completamente succube di Srecko, fin dall’infanzia, quando il parente ogni giorno lo difendeva dai bulli che infierivano su di lui. Invece, per quanto riguarda l’inedia del clan riguardo alla faccenda… Direi che molti di noi erano all’oscuro di un fatto fondamentale: il padre di Srecko negli anni ‘90 era uno dei più stretti collaboratori di Bito. Anzi, la madre ci ha addirittura spifferato che il marito un paio di volte, in passato, aveva salvato la vita al boss, in occasione di un paio di sparatorie. Ecco perché Srecko godeva di una potente copertura all’interno dell’organizzazione, pur non essendo un pezzo grosso. Veniva visto insomma come il figlio d’arte che non aveva seguito le orme del padre, ma che meritava protezione.”
Vladimir sembrava più che mai scontento dell’esito delle indagini, sebbene ora tutti i tasselli venivano a coincidere. Quasi che la cosa non gli andasse a genio. Cercò dunque di cercare la mattonella fuori posto nel ragionamento di Svetlan:
“La balistica però ci ha indicato una persona abbastanza bassa, sebbene sia stata trovata anche l’orma di un 45… Inoltre, come facciamo a sapere che Srecko sia stato lì quella sera? I nostri due testimoni hanno dato vaghe indicazioni…”
“Ecco perché non riuscite mai a prenderne uno!” – proruppe Tub, girandosi verso Vladimir con uno sguardo tra il sorpreso e l’indemoniato.
Svetlan alzò la mano con fare da santone e, sempre con gli occhi semichiusi, riportò i suoi discepoli alla meditazione e all’ascolto.
“La balistica dice stronzate… Il 45 è il numero di scarpe sia di Srecko che del cugino. Sono convinto che con una buona perquisizione troverete tracce di sangue in una o nell’altra casa. Per quanto riguarda invece i testimoni, noi ne abbiamo uno che ha riconosciuto con certezza Srecko quella notte.”
La faccia di Vladimir si contorse come se stesse per esplodere. Le gambe di Simona si accavallarono e si scavallarono più volte, intrecciandosi e annodandosi come un infinito balletto di lucertole intorno a un tronco d’ulivo.
Ma nessuno dei presenti in cuor suo riusciva a credere che un mezzo mariuolo avesse sparato a un altro tizio perché innamorato folle di una transessuale. Sembrava a tutti una storia troppo grottesca, tant’è che Vladimir cercava ad ogni secondo di porre un’obiezione alle prove schiaccianti che Svetlan andava elencando.
Fu Svetlan a percepire il clima di scetticismo e a prendere la parola con forza, per affermare la profonda esattezza della sua versione:
“Pensateci: Srecko Simic è cresciuto in un quartiere orribile, il padre è un criminale, viene picchiato quotidianamente… la madre rinchiusa in una cucina, torna a casa solo per la notte, non si cura di lui… Srecko non studia, non ha passioni… L’unico suo sfogo è il calcio, il proiettare tutte le sue frustrazioni sul tifo primordiale, sulla curva degli Ultras dello Slovan, sulla violenza, sul rapporto fraterno tra bestioni come lui. Ma gli manca qualcosa, manca qualcosa a Srecko, qualcosa che non riesce a trovare… Poi, dopo numerose delusioni d’amore, incontra una prostituta, le piace. Non sappiamo se avesse già frequentato transessuali prima, ma non importa!… Questa persona oltre a soddisfarlo sessualmente, lo ascolta, lo comprende… sembra esser la madre presente e comprensiva che Srecko non ha mai avuto… Srecko per la prima volta nella sua vita si sente in pace, si sente accettato, si sente felice!”
L’atmosfera nello studio era rarefatta. Tutti osservavano Svetlan raccontare la storia d’amore di Srecko e di Lucia.
“Finalmente una storia a lieto fine – penseremmo dal di fuori – E invece no!… Srecko non è l’unico insoddisfatto, l’unica anima persa che vaga per il mondo in cerca di accettazione… Ce n’è un’altra, proprio nei paraggi, ma viene dall’estero… Jules Klein!… Anche lui inquieto fin dall’infanzia, cerca nelle donne, nel collezionismo, nella serialità, qualcosa che gli è sempre mancato… Si trasferisce da un paese all’altro, è inquieto, non riesce a fermarsi. Poi tra donne e puttane, trova Lucia! Anche lui, e ne rimane folgorato!… La prostituta vede in Klein un’altra anima persa e bisognosa d’aiuto. Se ne invaghisce, capisce di essere innamorata di un altro… E capisce che Jules, forse, è davvero l’uomo della sua vita!… Decide di non lasciarlo scappare, lo vuole con sé, ogni giorno. Lo vuole abbracciare di notte, quando si sente sola; vuole qualcuno che la ami e che non la faccia sentire solo una puttana… Quest’uomo è Jules!… L’uomo che Lucia forse aveva da sempre sognato. Ma l’altro uomo, il suo ex, è Srecko. E quando questo viene a sapere che l’unica innocente illusione che gli era rimasta si è irrimediabilmente infranta… Perde la testa!… Decide di farla finita.”
“E Klein sapeva di essere minacciato… Tant’è che andava in giro alle feste per amicarsi uomini di legge.” – lo interruppe Tub.
“Già” – fece il profeta – “Ma, proprio a farvi capire quanto timido e inetto era Klein, non gli riusciva nemmeno quello!… Avrebbe potuto scappare, avrebbe potuto direttamente denunciare Srecko. Ma non aveva fatto né l’uno né l’altro. Era rimasto nel mezzo, indeciso, come al solito, inquieto e perduto… Con la paura fottuta di perdere la sua amata Lucia, l’amore di una vita!…”
La pioggia fuori continuava a scrosciare, mentre dentro Svetlan continuava la lunga dissertazione sulle anime coinvolte in quel caso.
Nessuno di noi riuscirà mai a capire cosa veramente abbia compreso Svetlan di quella faccenda o cosa veramente fosse implicato in quella storia di amore e vendetta.
Chi era Srecko Simic? Chi era Jules Klein? E chi era davvero Lucia, come era arrivata a quella svolta, perché si era innamorata di due uomini frustrati, perduti, infelici? Non lo sapremo mai, davvero, fino in fondo.
D’altronde, cosa rimaneva di quel sangue? Cosa rimaneva di quella storia?
Non rimaneva niente. O meglio.
Rimaneva, come al solito, lo scrosciare impetuoso della pioggia. E rimanevano le alte onde del Danubio, che come un tuono s’abbattevano sul letto del fiume.
Il frusciare violento degli alberi sulla riva, il cielo grigio oppresso dalle nuvole.
L’indomani ci sarebbe stata l’ennesima partita dello Slovan, e nessuno si sarebbe accorto di niente, nessuno si sarebbe accorto dell’assenza di Srecko. Il lunedì successivo tutti sarebbero tornati a lavorare, e nessuno si sarebbe curato dell’assenza di Klein.
A Svetlan, dopo quella storia, dopo averla spiegata o almeno dopo aver provato a spiegarla agli altri non rimaneva altro che il solito amaro in bocca e una potente voglia di fare l’amore con Simona.
Forse per dimenticare tutto, o solamente per ricordarsene meglio.
O, magari, solo per rendere il giusto tributo… a tre anime distrutte per amore.