Numero 41

Esser gaio

di Luca Abbattista

 

“Headphones screenprint” di Bea Davies

Di giorno ci si sveglia e si prende la metro. Una volta c’è una bottiglia che rotola rotola, rotola rotta.
Di notte ci si sveglia e si prende la metro. Un’altra. Questa volta c’è una signora anziana. S’ignora.
Di sera si torna a casa e si prende la metro: c’è stato il ballo in maschera. (Siamo nella Grande Città: più folla c’è più ti turba, e meno spiccioli lasciano a terra.) Tutto il vagone è pieno di bei vestiti eleganti e di farfalle di maschere agli occhi. Uno, che oltre la mascherina calza un berretto d’aviatore sulla testa, ti chiede: – Perché non sei più venuto alla festa?
– Ti sono mancato? – rispondi ammiccando mentre scendi con lui dal vagone.
Il treno metropolitano scorre via: tra poco attraverserà la distesa silenziosa della distesa campagna innevata, inarcata come la schiena bianca di una donna distesa. «Fa freddo», pensi. «Forse mi darà il suo cappello d’aviatore. Forse è davvero un aviatore». Ma entrati nel suo appartamento ti porge solo la mascherina piumata. Mentre decidi se vuole che l’indossi, ti conduce per mano nella camera da letto.
Ti ci svegli ancora dentro, ed è tardi: inforchi le scale e corri a prendere la metro. Lui si sveglia e avvolto in un piumino arancione scende sul marciapiedi che è ancora da spalare. A piedi nudi ti grida dietro che hai una casa ora che non sei più della strada ora che sei felice ora che hai un posto caldo ora che sei più bello ora che sei più pulito ora che sei troppo lontano ora per sentirmi anche se grido forte e i pochi svegli a quest’ora – uno che corre, uno che spala – si girano a guardare lo scemo di un uomo che porta a casa il pazzo della metropolitana.

Anche la metro è calda ora, la riscaldano sempre d’inverno, fuori fa troppo freddo per dormire, i sedili sono comodi. E il pazzo della metro sente che con questo piccolo gesto la Grande Città pensa persino a lui. C’è anche un altro ottimo servizio qui: se ti addormenti provvederanno loro a farti scendere alla stazione corretta nel freddo della neve. Se borbotti troppo chiameranno una poliziotta che con un po’ di fortuna ti pagherà anche il caffè caldo.


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