Numero 41

La tua lacrima

di Pietro Romano

 

Ogni mio desiderio

di vita è nato in te. L’anima mia, forse non sai,

è nel tuo scialle, che vesti e stringi di sera,

quando è poca cosa pure l’ago tuo

che tesse e ricama. Ogni tre o quattro giri di filo

scorre la mano tua scialba sull’ordito; vacilla,

infine cade in una luce sfumata che vive

e rivive soltanto in se stessa. Per lungo tempo

ho cercato quel segno della nostra esperienza.

Solo adesso m’accorgo dove stava: nella tua ruga paziente,

raccolto. Alle profonde ragioni del vivere

andava la tua fedeltà, di lei mi innamorai.

Se in profonda solitudine,

non sapendo rispondermi a te penso,

sento che mai mi lasciasti da solo. Te lo confesso, mia cara:

capii-forse non sempre, allorquando precluse

mi erano le tue luci- che la nostra presenza

non è stata mai lo scorrere del tempo.

Sul fondale di pupille sfocate mi immergo bambino.

La cataratta è il tuo segno che si dà a chi non ha visto.

Scricchiola la tua pupilla, la mia inesistenza si è dissolta.

Non guardare con dolore al nostro tempo

che va. Anche tu ridotta a lacrima che riga il viso

e solca  le rughe. Conosci quel segno che ignoravo,

la tua gioia che da sempre mi consola.


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