La tua lacrima
di Pietro Romano
Ogni mio desiderio
di vita è nato in te. L’anima mia, forse non sai,
è nel tuo scialle, che vesti e stringi di sera,
quando è poca cosa pure l’ago tuo
che tesse e ricama. Ogni tre o quattro giri di filo
scorre la mano tua scialba sull’ordito; vacilla,
infine cade in una luce sfumata che vive
e rivive soltanto in se stessa. Per lungo tempo
ho cercato quel segno della nostra esperienza.
Solo adesso m’accorgo dove stava: nella tua ruga paziente,
raccolto. Alle profonde ragioni del vivere
andava la tua fedeltà, di lei mi innamorai.
Se in profonda solitudine,
non sapendo rispondermi a te penso,
sento che mai mi lasciasti da solo. Te lo confesso, mia cara:
capii-forse non sempre, allorquando precluse
mi erano le tue luci- che la nostra presenza
non è stata mai lo scorrere del tempo.
Sul fondale di pupille sfocate mi immergo bambino.
La cataratta è il tuo segno che si dà a chi non ha visto.
Scricchiola la tua pupilla, la mia inesistenza si è dissolta.
Non guardare con dolore al nostro tempo
che va. Anche tu ridotta a lacrima che riga il viso
e solca le rughe. Conosci quel segno che ignoravo,
la tua gioia che da sempre mi consola.