Domenica
di Martina Pastori

La domenica mattina, sull’onda di una consuetudine mai venuta meno nei trent’anni della loro unione, il signor Bardi e signora uscirono di casa alle otto per andare a far colazione al cafè del centro. L’aria odorava di muschio e di pane tostato. La rugiada luccicava sugli steccati, e le finestre spalancate esponevano agli sguardi dei passanti cuscini bianchi e informi. Nel camminare sul marciapiede, il signor Bardi e signora schivavano con un pizzico di repulsione le foglie incollate all’asfalto. Non parlavano. In cuor loro, pregustavano la dolcezza del croissant alla confettura d’albicocca che avrebbero ordinato di lì a poco.
Al café presero posto a un tavolino sul marciapiede. Appesero i cappotti agli schienali delle sedie, ordinarono il solito – due croissant, un caffè e un cappuccino – e, nell’attesa, si diedero a giocherellare lei col portatovaglioli, lui con la zuccheriera. Dopo un po’, la signora Bardi lasciò perdere il portatovaglioli per guardarsi intorno. Fu allora che notò il vecchio in giacca e cravatta seduto al tavolo accanto: fumava un toscano, e li osservava con curiosità, forse persino con impertinenza. La signora Bardi tossicchiò per richiamare l’attenzione del marito.
«Caro», disse, togliendogli la zuccheriera dalle mani e allineandola col portatovaglioli, «quel signore laggiù ha tutta l’aria di conoscerti.»
Il signor Bardi seguì il suo sguardo fino all’uomo del tavolo affianco. Quando i loro occhi s’incontrarono, sul volto del vecchio si aprì un sorriso. Si tolse il sigaro di bocca, lo lasciò in equilibrio sul posacenere e si alzò in piedi.
«Viene verso di noi», constatò la signora Bardi.
Il signor Bardi non ribatté.
«Caro», insistette la signora Bardi, sottovoce, «lo conosci?»
«Ma certo», sussurrò il signor Bardi, stizzito, «lo conosci anche tu. È il figlio della sorella di coso… il cugino di… accidenti, come diavolo si chiama?»
«Carissimo!», esclamò il vecchio, tendendo al signor Bardi una mano giallognola. Il signor Bardi si alzò a sua volta, sorridendo, e strinse la mano del vecchio con altrettanto trasporto. Mancò poco perché si abbracciassero.
«Come state?», domandò il signor Bardi, quasi commosso.
«Benone, e voi?»
«Non c’è male, non c’è male.»
«E vostro figlio? Il piccolo Gianni?»
Il signor Bardi rimase colpito da quell’entusiasmo. «Molto bene. È avvocato, adesso.»
«Avvocato!» Il vecchio si carezzò i baffi. Aveva dei bei baffi grigi, a manubrio. «Ne è passato, di tempo, eh?»
«Eccome, se ne è passato», concordò il signor Bardi, grave. Si chiese se non fosse il caso di introdurre nella conversazione la signora Bardi, ma pensò che sarebbe stato scortese non ricambiare l’interessamento del vecchio. Così: «E i vostri… la prole?»
Il vecchio s’incupì. «Io non ho figli.»
«Ah, già, scusate.» Il signor Bardi ridacchiò. «Ero sovrappensiero.» Si chiese perché, d’un tratto, il nodo della cravatta gli risultasse così stretto. Si sentiva addosso lo sguardo del vecchio, e quello di rimprovero della signora Bardi. Gli venne una folgorazione. «E la consorte? Come sta?»
L’ombra sul viso del vecchio si dileguò. «Benissimo! Benissimo, grazie! Ultimamente si è data al bricolage. Sapete com’è, la pensione…»
«Certamente, certamente», si affrettò a concordare il signor Bardi. «Anche Wilma, qui, è appena andata in pensione… Vi ricordate della mia Wilma?»
Il vecchio tese la mano alla signora Bardi. «Non credo di aver avuto l’onore, in realtà.»
«Molto lieta», si limitò ad aggiungere la signora Bardi.
Cadde il silenzio. Il signor Bardi si schiarì la voce. «E la vostra bella casa? Abitate ancora… lì?»
«No, no», tagliò corto il vecchio. «Una casa così grande. Non avete idea di quanto costasse mantenerla.»
«Immagino. Così grande…»
«E gli altri», cominciò il vecchio, la voce che gli tremava, «li vedete ancora, gli altri?»
Il signor Bardi rispose con tutta calma. «No, no, purtroppo. Non vedo più nessuno. E voi?»
«Io nemmeno», mormorò il vecchio, crollando il capo. Sembrò che volesse aggiungere qualcosa, ma in quel momento la cameriera fece la sua comparsa coi croissant, il caffè e il cappuccino in bilico su un vassoio. Il signor Bardi sospirò di sollievo. La signora Bardi si affrettò a rovistare nel portafoglio. Il vecchio poggiò una mano sulla spalla del signor Bardi e con le lacrime agli occhi disse: «Amico mio, mi fa molto piacere avervi incontrato.»
«Anche a me», borbottò il signor Bardi.
«Vi auguro ogni bene», fu l’ultima cosa che disse il vecchio, prima di recuperare il sigaro dal posacenere e di incamminarsi lungo la via, zoppicando.
Quando fu abbastanza lontano, il signor Bardi e signora espirarono all’unisono. Lui tornò seduto, lei allineò la tazza sul piattino. Presero a studiare i loro croissant, senza mangiarli, in silenzio.
«Si può sapere chi era?», chiese lei, dopo un po’.
«Lo sa il cielo. Io no di certo», disse il signor Bardi, addentando il suo croissant alla confettura d’albicocca.