Numero 30

Quella gabbia fatale chiamata felicità – Seconda parte

di Ferninando Morabito

Episodi precedenti

 


“Piccolo Sud #31” di Emiliano Cribari1

Come novelli Adamo ed Eva, il serpente della curiosità aveva finito per avvelenare anche il loro paradiso terrestre, trascinandoli, in una limpida mattina di maggio, al cospetto della squallida stamberga in cui si diceva alloggiasse la misteriosa indovina giunta da chissà dove. Con il cuore in tumulto, i due si accostarono al vecchio legno, quasi interamente corroso dal tempo e dall’incuria, che fungeva da porta di quella misera abitazione, e fecero per bussare. L’orgoglio di maschio impediva a Ernest di darsela a gambe, mentre solo il residuo effimero, seppur robusto, di un capriccio quasi inspiegabile non consentiva a Mirka di desistere sul più bello. Se solo uno dei due avesse confessato all’altro i propri timori, nello spazio di un istante entrambi sarebbero tornati indietro, ben lieti di dimenticare al più presto tale bislacco episodio.

Ma nessuno dei due parlò. Fermi, come paralizzati, entrambi fissavano quella inquietante dimora dove, secondo le voci che circolavano da un po’ di tempo, viveva colei che sapeva leggere il futuro. Finalmente, Ernest si decise a bussare, anche se con scarsa convinzione: probabilmente sperava di non essere udito e di avere così pieno diritto di voler tornare a casa, poiché evidentemente quella donna di cui si parlava non abitava lì, e forse non esisteva nemmeno.

Passarono pochi pesantissimi secondi e i due udirono in lontananza, come se provenisse da un mondo sotterraneo, il cigolio di una porta che sembrava aprirsi con infinita fatica. Dei passi risuonarono dall’interno, facendo intuire ai ragazzi che due gambe di piombo si stavano trascinando fin da loro, per accoglierli. L’ultima speranza di sfuggire a quell’incontro era ormai naufragata.

Un uomo alto, dal volto seminascosto dall’ombra proiettata dalle case vicine, senza uscire fuori fece cenno ai due giovani di seguirlo. Ernest e Mirka, mano nella mano, col cuore in gola e senza far domande, si misero in scia di quel misterioso personaggio dall’età indefinita. Ad ogni passo, Mirka sentiva crescere un coraggio insperato e una fiducia irrazionale nell’incontro imminente con quella donna; dal canto suo, Ernest aveva abbandonato i timori di pochi minuti prima ed era sempre più curioso di sapere cosa sarebbe accaduto al cospetto di un’indovina, cosa avrebbe potuto scoprire riguardo al proprio futuro.

Un pensiero comune, una certezza, dava forza ai due ospiti di quel posto così misterioso e indecifrabile: era la forza del loro amore e la consapevolezza che, qualunque cosa fosse accaduta là dentro, avrebbero percorso insieme le strade del destino costruendo un unico futuro abbastanza grande da poter ospitare comodamente entrambi. Ed era oltremodo stimolante l’idea di iniziare il loro “per sempre” curiosando sul domani predetto da quella donna: in fin dei conti, avrebbero avuto un vantaggio riservato solo a loro, un privilegio che gli avrebbe consentito di prepararsi ad eventuali imprevisti. Che sciocchi ad aver avuto paura di quella che, in definitiva, si era trasformata nel loro cuore in una meravigliosa e irripetibile opportunità!

Fu dunque con l’animo lieve e col genuino entusiasmo della gioventù che i due ragazzi arrivarono davanti alla famigerata indovina.

 

 (continua nel prossimo numero)

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¹ Piccolo Sud” non è una storia, ma un archivio di ricordi fotografati in ritardo. Un omaggio alla genialità, prima ancora che alla bellezza, dell’Italia meridionale: un viaggio fra ciò che è rimasto del Sud e ciò che andato e che sta andando perso.


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