Numero 29

Feuilleton Il passaggio in macchina – parte diciottessima

di Alessandro Xenos

Episodi precedenti

 


“Imagination (A Tea in Lisboa)” di Bartolomeo Pampaloni.

Il lavoro in più non sarebbe stato pagato, Yakhya e gli altri della banda l’avevano capito. Sebastian e i suoi colleghi non erano tipi da rinegoziare un contratto, soprattutto con dei pischelli come loro. Avrebbero pagato 40000 euro come stabilito, punto. Sapevano che rivendendo la roba ci avrebbero comunque guadagnato quattro volte tanto. Si misero al lavoro. I due palestrati tirarono fuori tutti gli attrezzi che riuscirono a trovare in casa, nell’ordine: un pappagallo, una pinza, una chiave inglese, un martello e un cacciavite con la punta spezzata. Il più anziano li guardò con un’aria di disgusto:

– Idioti, andatemi a cercare i coltelli!, poi girandosi verso Nicolas, questi due sarebbero capaci di provare a cambiare una ruota con un cucchiaio!

Nicolas non rispose, continuò a fissarli freddamente, con le gambe accavallate e la mano destra sul bracciolo del divano. Claire gli stava accanto senza stargli veramente vicino, il suo sguardo era perso nel vuoto:  Nicolas era al corrente di tutto dall’inizio, sapeva della cocaina, della storia di Miguel Negredo, conosceva i rischi che stavano correndo e nonostante questo l’aveva coinvolta nascondendole i particolari più importanti. L’impaccio con cui aveva affrontato il controllo di polizia, la piccola crisi di pentimento sull’autostrada, l’aria ingenua con cui l’aveva corteggiata, erano stati solo degli espedienti? Arrivò perfino a chiedersi se quel passaggio in macchina fosse veramente frutto del caso, ma poi si ricordò di essere stata lei a trovare l’annuncio e a chiamarlo. No, forse si stava facendo dei problemi inutili, forse aveva voluto solamente proteggerla. Era confusa. Nicolas lo intuì.

– Ho bisogno di un po’ d’aria, Claire, andiamo a fumare una sigaretta fuori?
– Tu fumi?
– Ogni tanto.
– Va bene, andiamo.

Uscirono in giardino seguiti dallo sguardo dei quattro della banda, che iniziavano appena a spogliare il defunto dei suoi abiti ormai lacerati.

– Senti Claire, mi dispiace di averti nascosto la storia della cocaina, non volevo spaventarti, speravo di non doverti coinvolgere fino a questo punto. A quest’ora dovresti essere già a casa dei tuoi genitori.
– Sì, spaventarmi, figuriamoci! Piuttosto hai voluto proteggere i tuoi interessi, ancora una volta, ci conosciamo da meno di 10 ore e già non riesco a ricordarmi quante volte tu mi abbia mentito. Dimmi, perché dovrei crederti? Cos’altro mi stai nascondendo?
– Tante altre cose, ma niente che abbia a che vedere con questa storia, disse accendendosi la sigaretta.
– Cosa per esempio?
– Beh, tante cose…
– Dimmene una! esclamò avvicinando la testa a mo’ di sfida.

I loro sguardi rimasero sospesi per un decimo di secondo. Nicolas un po’ indeciso si abbassò verso di lei, Claire si alzò in punta di piedi, le loro labbra si sfiorarono, si inumidirono e continuarono a toccarsi per qualche lungo minuto. Si ritrovarono distesi sul prato, lei sopra di lui, con la voglia di spogliarsi e la consapevolezza di non poterlo fare. Si guardarono ancora.

– Forse dovremmo rientrare, disse Nicolas.
– Già, ma è talmente romantica la situazione là dentro…

Scoppiarono a ridere. Nonostante la scarsa voglia, si alzarono e rientrarono nell’appartamento.

– Allora, a che punto siamo? chiese Nicolas.

Il più anziano gli lanciò un’occhiata e scansandosi gli mostrò il lavoro fatto fino a quel momento. Una carneficina. Dei pezzi sparsi di Miguel Negredo erano finiti su tutti gli angoli del tavolo, per terra, sui vestiti dei quattro ragazzi; il sangue era colato ovunque sul pavimento; un odore immondo infestava la stanza. Nicolas aggrottò le sopracciglia.

– Di questo passo romperete tutti gli ovuli. È meglio se lasciate fare a me. Portatelo in bagno, avete una vasca?
– Sì, ce l’abbiamo.
– Bene, mettetelo lì dentro. Mi serviranno questi due coltelli, un paio di guanti da cucina e un bel po’ di cotone. Ne avete?
– Forse un po’ in bagno.
– Non basterà, andatene a comprare più che potete.
– Dove lo troviamo il cotone a quest’ora?
– Ci sarà un mini-market aperto in zona, che ne so, non mi interessa, se volete che vi recuperi tutta la cocaina vi conviene trovarne in fretta.

Con un gesto della mano, il più anziano invitò Yakhia a sbrigare la commissione, poi con l’aiuto degli altri due trasportò il corpo nella vasca da bagno. Nicolas li seguì con aplomb, le mani dietro la schiena. Si sfilò la maglietta e se la strinse intorno alla bocca e al naso per attenuare l’odore pestilenziale. Iniziò a ripulire il cadavere con un asciugamano, poi prese i coltelli e con una precisione chirurgica praticò delle incisioni nel basso ventre. Gli ovuli iniziarono a comparire, erano ricoperti da uno strato viscido e putrido, ma tutti intatti. La miniera d’oro era salva e gli occhi dei ragazzotti ridevano di gioia. Uno dei due palestrati baciò la fronte riversa di Miguel Negredo. Nicolas gli sorrise, poi tornò a pensare a cosa avrebbe potuto fare con tutti quei soldi se solo non avesse dovuto riportarli a Montpellier.

(continua sul prossimo numero)


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