Numero 27

Gli occhi di Gilligan

di Giampaolo Giudice

 

Piccadilly Circus di Bartolomeo Pampaloni

Nei miei sogni balliamo. Lei ed io.

Nei miei sogni siamo stretti in un respiro accompagnato da quella canzone.

Sono quelli i sogni in cui il cuore accelera, le pareti svaniscono ed il tempo frana nel mondo che sorride.
E lei sorride nel mondo, il mio mondo, che per quell’istante è anche il suo.

Si svolge tutto in un ballo: la durata di una canzone.
Quando non siamo più neanche di carne e non siamo più neanche un luogo, neanche un nome e nemmeno tempo.
Balliamo uno nell’altra, passo dopo passo, semplicemente.
Aria, ecco cosa, ballando diventiamo aria; ballando diventiamo vita.

E quando balleremo di nuovo, lei ed io, sotto cieli diversi nella stessa musica, sarò cresciuto abbastanza da non avere più paura di perderla.

Perché avrò capito che non è mai stata mia e non si può perdere quel che non si possiede, e quando arriverà quel momento, mi sentirò adulto a sufficienza da non sporcarlo con parole superflue, le stesse che oggi scivolano fuori dalle labbra in un sussulto d’insicurezza.

Allora avrò smesso di scrivere lettere cercando il suo stupore e mi basterà sentirla fra le mani, senza cercare il futuro per piegarlo ai miei desideri.

Quando balleremo di nuovo, avrò gli occhi di un uomo e i miei anni avranno valore anche sul fondo della mia anima, che basterà a sé stessa. E avrò capito davvero di cosa sono fatto.

Il giorno in cui balleremo di nuovo avrò smesso di misurare gli istanti e me stesso; non avrà importanza che lei mi ami o meno, perché sarò lì con lei e non per lei.

Sarò lì con lei, per me.

E riuscirò a vedere i suoi colori e sentirne il profumo senza chiudere gli occhi.

E avrò smesso di far aspettare il cuore, che invece ascolterò anche di giorno.


freccia sinistrafreccia