Bullets
di Sasà Zuaro
Pubblichiamo qui due poesie estratte dalla raccolta “Bullets” di Sasà Zuaro, con illustrazioni di Francesca Cerritelli, seguite dalla prefazione di Dacia Maraini. “Bullets” è una raccolta di micro-storie, a metà tra prosa e poesia: attuali, brevissime, agrodolci.
Bullets
Pieno di male.
Nonostante il tempo speso col mondo.
La pistola l’aveva vista con la Fantasia.
Desiderio cullato nel sangue.
Perché la famiglia e poi tutti, perché la droga, o il
futuro mai vissuto.
Ultimo attimo di Luce.
Bullets, diceva la scatola, mostrando un teschio sbarrato.
Era lui, era lui, quel teschio.
Ultimo attimo.
Ma non sparò. Non uccise.
Non morì mai più.
Professore
Il professore d’italiano era nato Professore.
Indossava il suo mestiere, come quell’unico abito,
la bicicletta e le buone maniere.
Forse perché stagionato o scapolo, venerava la parola
come dea misteriosa.
La lingua come dieta.
«Io sono genitore» mentre camminava in classe.
«Parola è creazione, è responsabilità sociale e morale
» alle orecchie assenti degli studenti.
Aveva rivelato solo ai più intimi di aver usato il superlativo
una volta nella vita.
Così come la parola amore.
Ma non disse di più, timido custode della meraviglia.
Prefazione
di Dacia Maraini
Una poesia che gioca a nascondino questa di Sasà Zuaro. Inizia a raccontare con piglio narrativo delle storie, e subito dopo si diverte a cancellare la trama in modo che il lettore rimanga sempre a bocca asciutta. Si vedono i cerchi nell’acqua ma non si vede chi ha tirato la pietra, chi l’ha fatta saltellare sulla superficie liquida, per poi farla precipitare nelle
profondità marine senza lasciare tracce. Una poesia che crea labirinti e trabocchetti. Ma
proprio dei labirinti e dei trabocchetti conserva l’eleganza truffaldina e la grazia misteriosa.
Molti sono i ritratti, fra cui primeggia quell’Io maiuscolo che emerge prepotente come titolo di una poesia particolarmente felice:
“Io
Creatore e creatura.
L’aveva fatto e visto crescere, il suo clone.
Stessi difetti, stesse paure, stesse espressioni.
Così irresistibile che si sposarono, per essere una
cosa sola.
Così perfetto, che l’avrebbe ucciso”.
L’io in realtà è un doppio, come spesso succede. Ma si tratta di un clone o di un figlio amante? La perfezione chiede il delitto del silenzio. Eppure l’io non è poi così solo con l’altro se stesso come sembra di capire dalla poesia in questione. Ci sono corpi e caratteri appostati dietro l’angolo, ci sono facce che sbucano, scomposte e trasformate in aeree geometrie come nei quadri di Picasso, ci sono professori, artigiani, amanti, amici, donne innamorate che appaiono e scompaiono nello spazio di un sonetto.
Come Luigi:
“Nato Pastore.
Ospite anche nelle sue proprietà.
Una corda come cintura,
Luigi parlava con gli animali.
Il bicchiere, unico capriccio terreno.
Aveva curato la ferita di un agnello col vino, se
la rideva.
Magia, anche quella”.
O come Emilia, la regina dei poveri :
“Una vita nelle migliori cucine del mondo.
Poi la scelta del margine”.
O come Isaia che guardava il lupo arrampicarsi su per la montagna ma poi una volta raggiunta la cima, si accorge che il lupo non è altro che lui stesso.
“Arrivò sulla collina e guardò giù.
Il vento accarezzava le vite e i panni stesi della
città.
Il lupo era lui, gli venne in mente a un tratto.
O poteva esserlo.
Si rimise a correre”.
O ancora come Rocco che
“Beveva fin da prima del matrimonio.
Il viso esploso.
Rocco era l’inferno.
Lei un angelo.
Occhi viola scuro.
Ma sulla sua finestra, delle roselline.
Quando lavava i capelli, si metteva fuori al sole.
E cantava.
A tutti diceva «sono la figlia di Rocco».
Ma quando sarebbe tornato Rocco?”
Poi ci sono i disegni, ovvero le fotografie, un misto di immagini create apposta o riprese dal vero. Immagini che affiancate alle poesie in maniera arcana, ci ricordano che le parole sono anche segno, forma, traccia, sintomo.
E infine c’è Bullets, poesia che dà il titolo al libro, e ci riporta su quel chiodo fisso: il lupo, il teschio, il professore che compaiono come segnali di dissolutezza e di morte, possiamo identificarli con l’autore stesso che si guarda allo specchio e si vede moltiplicato, trasformato ma paradossalmente sempre identico al suo smagato io?
Sasà Zuaro ha una mano felice nella scrittura breve dal ritmo di tarantella e conosce, lo capiamo dal sorriso arguto che ci indirizza, la meravigliosa arte della metamorfosi.
Il ricavato dei diritti d’autore del libro servirà a finanziare la ristrutturazione del Centro Culturale Italiano di italytime a New York, in apertura a Febbraio 2017.
http://www.libreriauniversitaria.it/bullets-zuaro-sasa-robin/libro/9788867408368