Numero 26

Altare materno

Di Giuseppe Semeraro

 

"Pictor felix #2" di Bartolomeo Pampaloni
“Pictor Felix #2” di Bartolomeo Pampaloni

Fermarsi arrendersi a volte
come alzare altissimo lo sguardo
verso il destino, come alzare
un altare un marmo bianco
per consumare nel tremendo
il tempo dell’infanzia.
Sospendere la madre
come aria benedetta
pregarla con canto nella voce
non staccarla dalla prima luce
quella che ci ha visti sbucare
al mondo gridando come pazzi.
Per madre e terra
spalancare il petto
tabernacolo di noi bambini.
Amare madre amare quel cibo
che sangue ora scorre
come fiume verso il cuore
come vena mai recisa.
Dentro qualcosa alzare pazienza
improvvisare un altare
bruciare per offrire
altare di silenzio
altare anche la tua voce
che dietro al telefono
lancia cura paura mani buone.
Stai bene ? Stai lavorando?
Vuoi due uova?
E dico grazie per essere controvento
e coltivare ciò che solo cresce
a dispetto di tutto
figlio o fiore passato per mano.
Madre madreperla
madrelingua madrestrada
madreterna madregloriosa
di materia luminosa di luce di latte
che ancora dorme nel fegato
nel respiro del vedere.
Ti prego sacra nel ridere
nei nostri denti gemelli storti nel labbro.
Sei la mia pietra lavorata dalle tristezze,
il grano guerriero d’aprile,
la camminata a cercare asparagi e cicorie
a cercare il gambo e la ferita selvatica
e sei tu che pulisci le mandorle
e friggi sangue di gallina
e cucini ferro per farmi uomo
e uova caffè all’alba
per preparare l’interrogazione
per ripetere il creato
per accendere il fuoco prima di tutto.
Madre lontana scalza fino a novembre
di sorriso di pane di occhi che sollevano
madre che nasci ancora dentro le parole
insegnami ancora come si rialza il peso
come il corpo torna in piedi
ancora una volta
ti prego.


freccia sinistrafreccia


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