Numero 26

Feuilleton Il passaggio in macchina – parte quindicesima

di Alessandro Xenos

Episodi precedenti

 

"Noir" di Elias Palidda
“Noir” di Elias Palidda

Nell’appartamento di Jérôme, Estelle e Adrien tacevano la loro apprensione aspettando la notizia dell’avvenuta consegna del corpo. Mancavano poco meno di due ore all’appuntamento. Entro mezzanotte al numero 14 dell’Impasse dei lillà a Montreuil. Altrimenti avrebbero fatto la stessa fine di Miguel Nigredo, forse anche peggiore, si disse Estelle. La tramontana, che in quelle zone prendeva il nome di Cers, prese a soffiare con insistenza sui vetri e a dare vita a tutti gli oggetti inanimati del giardino.

– Se durerà tre giorni possiamo ritenerci fortunati, altrimenti saranno sei e nel peggiore dei casi nove. Sapete che dicono gli anziani? Che questo vento fa diventare la gente matta! Per me è vero, a volte è talmente forte da farmi venire il mal di testa.

Così dicendo Ruben tirò fuori un paio di dadi e li lanciò sul tavolino guardando in direzione di Sebastian, che non esitò a raccogliere la sfida. La presenza del suo capo aveva ammansito Jérôme che, dopo aver posato la pistola su una mensola della mega libreria design, si stava servendo un bicchiere di whisky giapponese. Adrien seguiva tutta questa scena surreale dalla sua cecità, pensando che se non avessero trovato un modo di uscire da lì sarebbero morti quella sera stessa: anche se la consegna fosse arrivata in tempo Ruben non avrebbe mai lasciato in giro così tanti testimoni dei suoi crimini. Prese la mano di Estelle e sussurrò:

– Quanto è lontana la pistola dal divano?

Estelle lo guardò come per dirgli di non pensarci nemmeno, ma Adrien ovviamente non la vide.

– Allora, quanto è lontana?
– All’incirca due metri.
– Bene, mi alzerò per andare in bagno e andrò a sbattere contro Ruben cadendogli addosso, tu nel frattempo prenderai la pistola e la punterai contro quel cane di Jérôme, speriamo che Sebastian pensi al resto.
– È pericoloso!

Li interruppe Ruben.

– Cosa bisbigliate laggiù?
– Niente, Adrien mi diceva che se la sta facendo addosso, posso accompagnarlo in bagno?
– Va bene, ma tu resti sul divano, Jérôme accompagna il cieco in bagno.
– Non ho bisogno di essere accompagnato, basta che mi diciate dove si trova, ci posso arrivare da solo, intervenne Adrien.
– Bene, se è così, il bagno è in fondo al corridoio sulla sinistra, buona fortuna!

Adrien ci pensò un attimo, poi si alzò. Spero di non sbagliarmi. Fatti due passi sentì il respiro pesante di Ruben a pochi centimentri da sé, allungò il piede e, come se qualcuno gli fosse entrato in scivolata, lo fece volare all’indietro. Sbatté il ginocchio contro il tavolino e crollò addosso al boss, facendo cadere entrambi i dadi in terra. Uscirono il 3 e l’1. In quello stesso momento Estelle scattò in piedi e con un rapido movimento afferrò la pistola.

– Fermi così, restate immobili o vi ammazzo tutti e due, bastardi!

Jérôme non batté ciglio, il suo sguardo era sempre vuoto. Posò il bicchiere sul piano della cucina e si limitò a guardarla con un’aria di sfida. Ma Ruben non si sarebbe lasciato minacciare in questo modo. Afferrò da sotto le ascelle Adrien, che lo copriva ancora con il suo peso, e lo scaraventò contro Estelle, facendola cadere all’indietro. Un colpo partì contro il soffitto. Jérôme scattò nella loro direzione, mentre Sebastian sferrava un pugno deciso sulla mascella di Ruben. Partì un altro colpo, questa volta in mezzo al petto di Jérôme, che indietreggiò di un passo prima di accasciarsi a terra con un pozzo nello sterno. Lo sguardo sgomento di Sebastian incrociò quello di Estelle, sanguinante.

– Che hai fatto amore?

Ma non ebbe il tempo di finire la frase che il suo collo fu attraversato da un gelido fendente. La lama di Ruben aveva liberato una cascata, la carotide recisa, neanche il tempo di gridare. I suoi occhi si girarono all’indietro, non poté sentire lo sparo che vendicava la sua morte né l’urlo disperato di Estelle.

(continua sul prossimo numero)


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