Numero 25

Il rito del materassino secondo J.

di Marco Brion

 

Bandar e anzali di Philippe J.
“Bandar-e-Anzali” di Philippe J.

Se qualcuno gliene chiedesse oggi, J. di quel posticino direbbe che era un po’ come se l’avesse chiamata a sé così, di sua spontanea volontà. Un mattino d’agosto, andandosene a lavoro, le capitò di notare un barlume perso fra i campi che si srotolano oltre il guard-rail della tangenziale grigia e assolata.

Tornata a casa la sera – inforcata la bici, seguì quel luccichio lungo un sentiero che tirava dritto sotto un filare di pini marittimi umidi e stanchi, giungendo alla volta di una piccola cava allagata – l’acqua color carta da zucchero, di quelle sparpagliate lì a vanvera, ad un paio di chilometri dalla laguna.

Vacci e rivacci, J. dopo un po’ ci prese gusto – le piaceva, e così quella divenne una specie di abitudine: giusto qualche ora prima del tramonto, armata di una borsa frigo con due 50cl e un pacchetto da dieci, se ne stava con i piedi ammollo, ascoltando il parliccìo vernacolare delle vecchiette lì abituĂ©, accampate all’ombra degli alberi che s’ergevano tutt’intorno la riva.

Successe poi che un giorno, passando accanto ad un’edicoletta-bazar stile litoraleggiante vicino casa, notò un materassino gonfiabile gargantuesco, in fantasia tappeto volante, e lo comprò così, d’istinto.

Tanto per provare eh – puntualizzerebbe lei.

Giunta a destinazione, l’aveva immerso in acqua con cautela, lasciando a riva telefono cuffie e tutto, assopendosi poi in uno sbadiglio o due.

Se glielo chiedeste, J. non saprebbe dire quanto tempo passò, ma in un momento imprecisato di luce morente, vi racconterebbe di aver spalancato gli occhi su di un cielo blu cobalto, ritagliato entro la silhouette degli alberi, scorgendovi la sagoma immacolata di un jet, mille mila metri sopra di lei.

Proiettatasi lassĂą, allora le sembrò come di aver lasciato la presa dal vigile torpore autocatalitico che sgretola l’esistenza in un’effimera costellazione di momenti clou – risvegliandosi in un mondo vivido, fluido, schietto come un sogno, abbandonandovisi finchĂ© il buio non s’era fatto uno, e totale.

Da quella volta, J. lì ci ritorna con una regolaritĂ  distesa, quasi rituale – concedendosi un breve naufragio in quella che a lei piace chiamare la sua pozzanghera di eterno presente.


freccia sinistrafreccia