Feuilleton Il passaggio in macchina – parte dodicesima
di Alessandro Xenos

Con la vista ancora annebbiata, Sebastian scese le scale a tastoni fino alla cucina, incrociando Rebecca abbassò lo sguardo per non sentire il peso del suo giudizio. La ragazza non ebbe il tempo di chiedergli spiegazioni, ma vedendolo tenersi lo zigomo con la mano comprese immediatamente l’accaduto. Sospirò come per ricacciare i cattivi presagi e riprese a tagliare la margherita appena sfornata. Da qualche mese le dispute tra Momo e Sebastian si erano intensificate diventando sempre più violente e a Rebecca era bastato origliare una breve conversazione tra i due per capirne il motivo. Fino a quel giorno aveva deciso di fare finta di niente, ma erano settimane ormai che non riusciva più a parlare con Sebastian, ne andava della tranquillità della convivenza. Lasciò la pizza sul tavolo e andò a chiedere chiarimenti a Momo. Nel frattempo Sebastian aveva già inforcato la moto in direzione della cité Polie. Aveva preso la strada più lunga per darsi il tempo di smaltire la rabbia per l’umiliazione appena subita. Avrebbe chiamato Estelle più tardi, dopo aver parlato con Ruben. La decisione non fu delle più sagge perché Estelle e Adrien avevano già raggiunto la casa di Jérôme e si apprestavano a suonare al campanello. Dalla finestra una musica elettronica riempiva la strada a volume talmente alto che una qualsiasi conversazione tra i due sarebbe risultata impossibile. Suonarono due volte, poi una terza e solo qualche minuto dopo la musica si abbassò e uscì un ragazzo con i capelli corti. Aveva un sorriso gentile, che ispirava fiducia, ma i suoi occhi erano vuoti, come catturati da pensieri indecifrabili. Adrien non poté accorgersene e si limitò ad ascoltare il timbro deciso della sua voce.
– Si?
– Ciao, io sono Estelle e lui è Adrien, stiamo cercando Jérôme.
– Perché lo cercate?
– Vogliamo comprare un po’ di « coca »…
– Mi dispiace, vi siete sbagliati, qui non c’è nessun Jérôme.
– Ci manda Juliette.
– Juliette chi?
A questo punto intervenne Adrien.
– Senti, ci dispiace venirti a disturbare a casa, ma si tratta di un’emergenza, stasera festeggiamo il compleanno di un amico e siamo a secco. Ho pregato Juliette, Juliette Macon, di aiutarmi e mi ha detto di venire da te. Non conoscendo il tuo indirizzo ho chiesto a un amico che consegna le pizze di darmelo ed eccoci qua. Lo so che non è molto corretto, ma come ti dicevo è un’emergenza, si tratta di un regalo di compleanno.
Jérôme li squadrò per qualche secondo poi fece segno di entrare. La casa era in realtà una villetta di cinque stanze con un giardino interno ben curato a cui si accedeva da un ampio salotto color avorio con cucina all’americana. Un maxischermo al led incastonato in una libreria design occupava tutta la superficie di una delle pareti, mentre dall’altro lato, sotto un arazzo persiano si ereggeva un leone impagliato con la criniera colorata di verde e una zampa anteriore ingessata che, come spiegò in seguito il ragazzo, era stato regalato al padre da un artista berlinese. Estelle non capì le intenzioni dell’artista e si disse che mai nella sua vita avrebbe esposto un animale morto in casa. Jérôme li fece accomodare sul divano e servì loro del vino bianco.
– Così siete amici di Juliette?
– Sì, ci siamo conosciuti alla Pleine Lune qualche anno fa e siamo rimasti amici, rispose Estelle.
– È simpatica ed è una buona cliente.
– Sì, e per fortuna ci ha indirizzato da te, ci stai salvando la vita.
– Eh sì, dovete dirle grazie, siete nelle mani del migliore fornitore di Montpellier. Di solito da chi la comprate?
– Ci riforniamo da Sebastian, conosci?
– Lo spagnolo?
– Sì, la prendiamo da lui.
– …ok…come mai venite da me allora?
– È irreperibile da qualche giorno, ma non lavorate insieme? Forse ci puoi dire dov’è.
– Io non lavoro con nessuno.
– Sì, scusa, volevo dire che la prendete tutti e due da Ruben, o mi sbaglio?
– Non so chi sia Ruben.
– Ah, ma forse puoi dirci dov’è Sebastian.
– Siete venuti per interrogarmi o per comprare?
– No, scusa, è che ero curiosa di sapere dove fosse finito. Certo, siamo venuti per comprare.
– Meglio così, quanta ne volete?
– Tre, quattro grammi.
– Tre o quattro?
– Quattro.
– Sono 80 euro al grammo, fanno in totale 320 euro.
– Ah, pensavamo di spendere meno, in questo caso dovremmo andare a ritirare.
– Va bene, non c’è problema, finite il vino con calma e poi andate. Non vi dispiace se faccio una chiamata?
– No, certo, fai pure.
Mentre il ragazzo si allontanava nell’altra stanza, Estelle e Adrien trattennero il respiro e buttarono giù il vino d’un sorso. Senza bisogno di parlare si alzarono simultaneamente dal divano e si diressero verso l’uscita. Raggiunsero velocemente la porta, ma quando Estelle cercò di aprirla si rese conto che era stata chiusa a chiave.
– Che succede? chiese Adrien.
– L’ha chiusa.
– Lo stronzo, passiamo dal giardino.
Ma non ebbero il tempo di girarsi che Jérôme sbucò da dietro il muro con una Beretta in mano.
– Già ve ne volete andare?
– Non volevamo perdere tempo, per le nove dobbiamo essere alla festa.
– Ah già, la famosa festa, perché invece ne facciamo una qui tra di noi, che ne dite? Tra poco arriva anche Ruben, mi ha detto che è molto curioso di conoscerti, pare che tu abbia già incontrato il suo fratellino Kevin…
Adrien sentì lo sguardo inquieto di Estelle volgersi nella sua direzione, il cuore le batteva al ritmo della musica in sottofondo.
(continua sul prossimo numero)