Numero 22

LE MUET

di Gianmarco Blasi

 

Il pugile in palestra di Nino Crociani
Il pugile in palestra di Nino Crociani

Potenza, secondo dopoguerra. Un lucano soprannominato il biondo, da poco sposato, ha bisogno di portare il pane a casa. Emigra. Lascia la sua terra, con sua moglie, va a lavorare a casa del vecchio nemico: la Francia. Tra le cose che in valigia non ci stanno: l’olio d’oliva, la pasta di casa e, soprattutto, la nobile arte. Il pugilato. Sì, il nostro biondo è un pugile, un ottimo pugile, uno dei primi potentini ad inforcare i guantoni. Deve dire basta, sul più bello, c’è la famiglia da campare. Deve dire basta, ad un passo dal sogno, dal professionismo. Tutti quegli incontri, i pugni presi, i compagni. Deve salutare, il suo maestro, la sua Potenza, il suo amico, grande campione  Rocco Mazzola. C’è la Francia. Burro per cucinare, aringhe, baguette. Una soffitta spartana, dove vivere. Il ferro da martellare. I soldi, la moglie e chi lo sa, un figlio. Ma un pugile è un pugile, lo è per natura primordiale. Il biondo va in cerca di una palestra dove tirare di boxe. La trova a Lilla.

Non è per presunzione. Non ce n’era uno alla mia altezza pugilistica. Tutti bravi ragazzi, anche se nelle prime settimane mi guardavano in cagnesco. Quasi mi rifiutavano. Poi divenni pian piano una specie di assistente di Monsieur Philippe, il loro maestro. Davo consigli, incrociavo i guantoni in allenamento. Ricordo che la loro boxe era più statica. Poca tecnica, forse per scarsa tradizione. Alla fine ero diventato un istruttore. Ma volevo combattimenti veri. E non era possibile…”.

Ed invece, una domenica di settembre del 1957 l’occasione arriva. La piccola squadra è invitata ad un festa per un mercato del sidro, una bibita alcolica la cui materia prima è la mela, dalla quale si ricavano anche alcuni distillati. Il più famoso è il Calvados.  Si tratta di una produzione che caratterizza proprio le campagne del Nord della Francia. Il Borgo dove si svolge una sorta di “olimpiade rurale” è Danain ed è vicinissimo ai confini con il Belgio. Il peso medio, Thomas, non può partire. Fa il fornaio e nessuno può sostituirlo. Il Maestro ci pensa su poi si rivolge al biondo. Evita di parlare, diremo che hai subito un’operazione alle corde vocali e non puoi parlare, rischi di restare muto. Nella squadra la complicità è totale.

L’incontro è il secondo della giornata. Il biondo inizia con il suo solito balletto di spalle e bacino. Guardia bassa, ad irridere l’avversario. Errore fatale. Il belga è lento ma potente. Un colpo mancino del fiammingo arriva a bersaglio, una bordata. Il biondo cade, l’arbitro conta. Ma la fame, in Francia come nelle risse di via Pretoria, è la stessa. Il colpo subito procura un taglio al biondo. Il Maestro gli grida di smettere. Manco a dirlo.  Il biondo guarda Philippe ma vede Nocera, il suo maestro di Potenza. E’ come se sentisse suo fratello Mazzola rimproverarlo come mille volte accadeva: “Franco la guardia, non fare lo sbruffone!

Franco Blasi
Franco Blasi

Non c’era un vero e proprio ring. Le corde erano tenute alla meno peggio da quattro pali di legno piantati nel terreno, al centro della fiera. Combattiamo contro pugili venuti da Gand in Belgio. Quando inizia il mio incontro commetto un errore gravissimo. Ho la guardia bassa, mi sento invincibile. Il mio avversario un mancino più pesante di me, mi coglie in fallo e mi tira un gancio largo che mi colpisce fra occhio e faccia. Cado a terra. Vengo contato…mi alzo. Un rivolo di sangue sotto l’arcata. Mi tamponano. Il mio maestro mi fa cenno con la mano ‘smettiamola qui!’. Manco a dirlo. Mi alzo dall’angolo, tiro un calcio allo sgabello di paglia e mi metto in guardia alta. Comincio a danzare. Il pubblico mi incitava: ‘Allez le muet, frappe-le!’ – ‘Forza muto. Picchialo!’ Così, piano, piano, iniziai la mia boxe… mi isolai, sentivo un eco. La voce di  Silvio Nocera quasi sussurrarmi : “Gira e usa il sinistro, prendi la misura, dai che è sulle gambe ! Forza biondo…’’ Inizia la terza ripresa. Il biondo colpisce ripetutamente di sinistro, poi si fa sotto. Eccolo il suo gancio destro al mento e poi, in rapida successione, un sinistro largo ed un diretto destro. Denti stretti, sguardo cattivo. Il biondo è tornato. L’avversario è a terra. Si alzerà solo dopo essere stato contato. E’ k.o. La piazza di Danain, una bolgia : «Muet, t’est fort, les muets sont les meilleurs» – «Muto sei forte, i muti sono i migliori». “Non sapevo se ridere o piangere. Rifiutai qualsiasi altro combattimento. Se mi volevano ero Franco Blasi, un italiano, un pugile. Non volli neanche i soldi che erano stati raccolti fra la gente. L’usanza era premiare i pugili vincenti con una colletta. Li lasciai al ragazzo belga che avevo sconfitto, ma che aveva onorato, con un grande combattimento, il nostro confronto.”                 

 

Ispirato ad una storia vera, tratto dal libro di Gianmarco Blasi:Il biondo, un pugno alla guerra l’altro per ricominciare”.
Per informazioni scrivere a Info@sudaltro.com


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