Ritratto di famiglia
di Mara Abbafati

Oggi la mamma ha preparato una merenda buonissima, pane burro e marmellata di fragole e mentre Leo addentava la fetta bella spessa, una goccia di marmellata è caduta sul tappeto bianco del soggiorno. Per non farla vedere l’ha subito spalmata ben bene con la scarpa da ginnastica e la goccia è diventata larga e piena di sporcizia che stava attaccata sotto la suola. Quando la mamma l’ha vista, qualche ora dopo, ha lanciato un urlo che ha fatto vibrare tutti i vetri delle finestre e io ho avuto un po’ paura, poi è sparita ed è tornata poco dopo con un secchio pieno di aggeggi e detersivi, si è messa in ginocchio davanti al tappeto e ha cominciato a spruzzare e sfregare ma la macchia appiccicosa è rimasta com’era, così ha preso il tappeto e lo ha portato via, non so dove, forse in lavanderia o nel cassonetto.
È ancora inverno, c’è sempre il camino acceso e dalla finestra alcuni giorni si vede la pioggia, a volte la grandine, addirittura la neve e spesso il vento che piega leggermente la magnolia ancora giovane al centro del giardino. Mi piace osservare la mia famiglia che la sera si siede sul divano, accanto a me, a guardare un film, ora fanno sempre i film di Natale che sono i miei preferiti, forse per questo amo l’inverno. Oppure perché è l’unica stagione in cui mi sento a mio agio e quello che mi circonda mi è familiare. Mentre invece quando osservo la primavera, da qui, mi viene il magone perché mi sento come quando qualcuno parla di una cosa che non riesco a capire.
Tra due giorni è Natale e sotto l’albero è già pieno di pacchetti colorati con fiocchi brillanti che riflettono le luci intermittenti, passo delle ore a guardarli e a fantasticare, provo a indovinare cosa ci sarà dentro e aspetto con ansia il momento in cui verranno scartati.
Mentre immagino la mattina fatidica sento bussare alla porta, è papà che rientra dalla passeggiata con Rodolfo, il nostro cane. Lo sento borbottare mentre racconta alla mamma che Rodolfo ha fatto il pazzo, ha inseguito una cagnetta facendo cadere la signora che la portava a spasso. Si vedeva che Rodolfo era ancora agitato, cercava di staccarsi il guinzaglio da solo e quando papà riuscì a sganciarlo, Rodolfo partì di corsa puntando il divano, era a pochi centimetri da me quando spiccò un balzo pieno di energia. Mancò il divano, ma prese in pieno il tavolino di noce che gli stava accanto e lo rovesciò facendomi cadere sul pavimento ormai privo del tappeto peloso. Mi schiantai sul marmo chiaro finendo in mille pezzi, tutta l’acqua e i coriandolini di plastica bianca che fingevano la neve si sparpagliarono intorno a me.
«No, il pinguino con la neve… Rodolfo, l’hai rotto!» disse Leo.
Non credo che la mia sfera di vetro si possa aggiustare, forse è finito l’inverno.