Numero 19

Un ragazzo irrequieto

di Alessandro Ghebreigziabiher

 

Santa Monica #3
Santa Monica #3 di Elise Reinke

Mio figlio è intelligente, mica è come gli altri, senza offesa.
Prima di tutto, perché noi siamo gente intelligente. Mia moglie ed io siamo laureati, lodati, masterizzati e pluripremiati. Non siamo come gli altri, non è una questione di snobismo o altro, è la realtà.
Non siamo tutti uguali.
Per questo abbiamo iscritto Euterpe all’istituto Specialissimi.
E’ la migliore scuola privata del paese, così ci hanno detto, così campeggia sul sito, così recita la scritta all’ingresso dell’edificio.
E così l’ho ritrovata quando quel giorno mi sono recato in presidenza, convocato d’urgenza.
La cosa mi ha turbato assai, capirete. Anche mia moglie non l’ha presa bene. Nessuno di noi due ha mai avuto i genitori invitati a scuola per alcuna ragione.
La sera precedente, dopo la telefonata del professore di matematica, ho chiesto lumi al figliolo, ma Euterpe si è mostrato stranamente riluttante a parlare e ha reagito in maniera inusitata.
Mio figlio è intelligente, non è come gli altri, non ve la prendete sul personale, è perché noi siamo superiori, è così, ma per la prima volta quel giorno si è alzato da tavola senza chiedere il permesso, è entrato in camera sbattendo la porta e probabilmente l’ha percossa con un pugno o un calcio.
Difficile riconoscere la paternitĂ  del tonfo. Estremamente difficile laddove siffatto rumore non sia mai stato prodotto nella tua casa.
Che volete farci, è che noi non siamo come tutti, siamo gente razionale, votati alla penna e l’intelletto, anime calme e posate.
“Buongiorno”, fece la preside indicando la sedia libera al di là dell’arrogante scrivania. “Si accomodi.”
La direttrice era una donna nasuta, occhialuta e ossuta dai capelli rosso sangue rappreso. Al suo fianco c’era il prof di matematica, un ometto minuto, riportino ostentato come se fosse un vanto e occhietti eccessivamente lontani l’uno dall’altro, come se si odiassero a morte.
“Cosa è successo?” domandai con la gola secca per l’ansia galoppante.
La nasuta andò dritta al punto.
“Signore, siamo costretti a espellere suo figlio Euterpe.”
“Perché?” domandai con un paio di vene pulsanti improvvisamente affiorate sulla tempia destra.
“Perché Euterpe è un ragazzo irrequieto.”
Mentre rincasavo con l’auto mi sentivo come morto. Peggio, come qualcuno che aveva appena appreso di dover morire a breve. Pochi mesi di vita, anzi, un paio di settimane.
Il giorno stesso.
Presumo che lo shock sia comprensibile. Noi siamo creature elette, tra mia moglie e il sottoscritto abbiamo appeso sulle pareti dell’appartamento più attestati di merito e gloriose onorificenze che foto di famiglia, il che la dice tutta.
Se un figlio, anche lui intelligente, anche lui di altra pasta, con una testa speciale, quindi perfetto per l’istituto Specialissimi, decida durante la lezione di trigonometria di osare chiacchierare, alzare la voce, ridere a squarciagola e addirittura distrarsi per rimorchiare le compagne invece di prestare attenzione all’insegnante, non è coerente.
Forse lo è, ha detto invece il bidello quando gli ho raccontato l’accaduto appena uscito dalla presidenza. Forse non sarà coerente con voi altri, ma è coerente con l’età che ha.
Un bidello, ci pensate? Uno che avrà al massimo il diploma superiore, un cittadino minore, un’esistenza semplice e di mediocre evoluzione che osa.
Avere perfettamente ragione.


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