La caffetteria
di Donatello Cirone

Strati di polvere ammantavano tutti i mobili e il tavolo e le sedie, il letto, la credenza, gli armadi, la cucina, la cintura che pochi anni prima aveva segnato la schiena e le cosce di Ginevra. Tutto era coperto dalla polvere e dal tempo, dalla noia. Il silenzio, prima desiderato, adesso era un grande martello che batteva come il pendolo di un cucù rotto sul cranio vuoto di Mario che dondolava in mezzo alla stanza. Le serrande abbassate rimandavano i raggi al mittente, fuori la vita scorreva con la stessa monotonia di qualche anno prima, quando con lui in stanza respirava anche Ginevra.
La luce spenta lasciava quel pezzo di mondo al silenzio e lo restituiva alle tenebre.
Al numero 4 di via Gravidi Mariti, Chiara si accarezzava il ventre tondeggiante. Da ormai quasi tre mesi non riusciva più a vedersi il pube e i suoi peli, poteva solo accarezzarli, passarci la mano, sentirli morbidi. Ogni tanto si guardava allo specchio.. Continue reading
i melograni
rubrica di Luca Saracino

Il dolore più grande
Il dolore più grande è guardarsi allo specchio. Qui nessuno si vuole bene dicevi per destarmi dalle aspettative. Poco distante c’era il museo delle armature medievali e il negozio di ceramiche decorate a mano in cui mia madre comprò le bomboniere per la prima comunione. All’epoca lavorava alla fabbrica di coloranti e la sera aveva sempre la tosse e le dita arcobaleno.
Ciliegie
Afferro avido le ciliegie arrampicato su di un ramo, scimpanzé in maniche di camicia e gli occhi infranti..Continue reading
Feuilleton Il passaggio in macchina – parte settima
di Alessandro Xenos

Aprendo lo sportello della macchina Nicolas fece cadere le chiavi sotto il sedile, nel rialzarsi batté la testa contro il volante e infine urtò il cambio con il gomito. A Claire sfuggì un sorriso malizioso.
– Nervoso?
Nicolas non rispose, stava seguendo con lo sguardo i movimenti dei poliziotti, voleva accertartarsi che non tornassero indietro a distrurbarlo ulteriormente..Continue reading
Un mucchio di cazzate
di Luigi Balice

Scivola tutto dalle mani sotto una pioggia incessante di malsana abitudine. Roboanti processioni di gesti buoni svelano il torpore maciullato dei nostri sguardi innocui. La sobria sfacciataggine del sogno ricorrente si alterna al ripetitivo malumore falciato dai sorrisi ingenui.
Gli occhi aperti la notte sondano l’inconsistenza di terrazze costruite apposta per osservare fuochi d’artificio senza compagnia, lassù la cappa grigia di inutilità è un mantello troppo pesante per renderci immuni alle anche ghiacciate, snodate controversie senza punto d’appoggio.
Dilaga dappertutto la fame..Continue reading
L’arte della fuga
di Mara Abbafati

Nella stanza del clavicembalo lo spazio che restava era poco e i parenti vestiti di nero se ne stavano appoggiati alle pareti. Zio Osvaldo teneva la pipa spenta stretta tra le labbra e digrignava i denti, mentre sua moglie Elvira mangiava le polpette al sugo che si era portata in un contenitore di plastica e si sbrodolava sulla gonna tesa dalle cosce strizzate nelle calze contenitive color carne. Io me ne stavo nella stanza del solfeggio e guardavo le loro ombre attraverso il vetro smerigliato della porta.
Nella vetrinetta, accanto al tavolo ovale di noce, c’erano i gatti di porcellana che mostravano le code, e la collezione di campanellini d’argento. Dalla finestra il sibilo del vento sembrava il suono..Continue reading
I rubinetti aperti
di Giuseppe Semeraro

i rubinetti aperti
i denti spezzati
l’acqua bella del sorriso
l’acqua importante che va via
la felicità di perdere qualcosa
mentre la vita salta nel buio,
qualcuno che mi crede matto
mentre giro le spalle ridendo
felicità accattona
da terza classe povera
perdo qualcosa, perdo tutto
perdo acqua da tutte le parti
il rubinetto resta aperto..Continue reading
Qualcosa è cambiato nelle coppie miste
di Alessandro Ghebreigziabiher

Qualcosa è cambiato nel 1967, è proprio il caso di dirlo.
In quell’anno un matrimonio cosiddetto misto rappresenta per la prima volta il tema centrale in un film di successo. Sto parlando ovviamente di Indovina chi viene a cena? Il film, per chi non se lo ricorda, era interpretato da Spencer Tracy e Katharine Hepburn nel ruolo dei genitori bianchi e da Sidney Poitier in quello dell’inaspettato genero nero.
La trama è semplice: Johanna, una giovane ragazza bianca americana, si innamora del dottor Prentice (alias Sidney Poitier), un nero conosciuto durante una vacanza alle Hawaii. I due pianificano di sposarsi e lei vuole tornare in Svizzera con lui. Il film è incentrato sul ritorno di Johanna a casa, a San Francisco, insieme al nuovo fidanzato che la ragazza porta con sé a cena..Continue reading
Belle inconnue
di Willy Mbonji

Malgré la distance qui nous sépare
Plus je pense à vous
Plus des frissons de moi s’emparent
Oui, je l’avoue!
Le regard perdu vers l’océan
Je crois apercevoir votre silhouette
Elle semble surgir du néant
M’invitant à voltiger au milieu des mouettes
S’il-vous-plaît, dites-moi que..Continue reading
La bestia è viziata
di Federica Gullotta

Come animale sento –
e come sento odoro –
e odoro quello che penso –
come animale
un tempo, mi adoravano
tutte le mani e tutti i respiri
di freccia in furia
tra gli alberi sonori
Come animale spacco –
e come spacco celo –
e celo quello che penso –
un tempo, orgogliosa..Continue reading