Numero 17

Feuilleton Il passaggio in macchina – parte sesta

di Alessandro Xenos

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Apocalisse di Elisa Saracino
Apocalisse di Elisa Saracino

L’arrivo del furgoncino grigio con a bordo Nicolas, Claire e un probabile cadavere nel bagagliaio non fece molto rumore, a quell’ora l’area di servizio era praticamente deserta. All’interno dell’autogrill si trovava solo una coppia di vecchietti, lei arzilla, lui valetudinario, dalle mani consumate e l’intonazione chiassosa della provincia di Nîmes, intenti a comprare una bottiglietta d’acqua a loro dire cara come l’oro. Il commesso, anche lui di una certa età, ma dall’accento molto meno marcato, rispose alla boutade affermando che lui per un po’ d’oro la bottiglietta d’acqua l’avrebbe regalata con piacere. Ma di tutto questo Claire non si accorse varcando l’ingresso principale, stava ancora riflettendo a come avrebbe potuto defilarsi senza dare nell’occhio. Quando vide la borsa che la signora portava a tracolla si ricordò di aver lasciato lo zaino nel retro del furgoncino, si fermò quindi girandosi verso Nicolas.

– Scusami, vorrei cambiarmi per mettermi qualcosa di più pesante, posso prendere lo zaino?

Si disse che sarebbe stata l’occasione per verificare se effettivamente trasportava una bara. Purtroppo Nicolas non le lasciò intravedere niente, aprì appena lo sportello e infilato il busto nel bagagliaio tirò fuori rapidamente lo zaino. Quando richiuse un soffio freddo ne fuoriuscì andandosi ad appoggiare sulle sue braccia nude. Il caldo che pochi minuti l’aveva assalita si estinse d’un colpo e un brivido glaciale che sembrava provenire dall’aldilà la cinse. Se si trattasse di autosuggestione o di un brutale presentimento Claire non poté stabilirlo, ma ebbe la netta sensazione di essere entrata in contatto con il cadavere. Senza volerlo ripensò al corpo di suo zio, deceduto un anno prima, a cui aveva stretto la mano per un lungo istante prima di lasciare la camera ardente in preda a un brutto singulto. Nonostante odiasse quel ramo della famiglia di origine colonialista e bretone, Richard le era sempre stato simpatico, era stato lui a insegnarle a non fidarsi delle apparenze. Un’estate le insegnò anche a pescare i buccini. Questo ricordo inatteso per poco non le fece dimenticare il suo piano. Doveva andare in bagno, aspettare il momento opportuno per fuggire dall’uscita secondaria, salire su una macchina a caso e convincere il conducente a partire il più velocemente possibile. In un certo senso aveva sempre sognato di farlo, ma lo scenario che si profilava non assomigliava di certo a ciò che aveva potuto immaginare.

Guardandosi intorno finalmente constatò che i due vecchietti erano gli unici altri avventori dell’aria di servizio. Il suo piano andava a farsi fottere. Istintivamente si diresse comunque verso il bagno. Rimase chiusa dentro per qualche minuto. L’unica opzione plausibile rimaneva quella di correre in direzione della campagna, ma con lo zaino in spalle, si disse, non sarebbe andata molto veloce. Avrebbe dovuto sparire, farsi invisibile per un centinaio di metri camminando di soppiatto da un nascondiglio all’altro, come una guerrigliera, o quasi. Ma quel lunedì 24 giugno non era decisamente il suo giorno di fortuna. Nell’istante preciso in cui mise la testa fuori dal bagno Nicolas apparve da dietro la macchina del caffè porgendole un bicchiere di plastica rovente.

– Ti ho preso un caffè, non sapendo se lo prendi con lo zucchero ho messo una sola dose.
– Ah, grazie! Di solito lo prendo amaro, ma va benissimo.
– Anche te?
– Sì.
– Bene. Ehm. Alla fine non ti sei cambiata?
– Ah, no, cioè, sì, mi sono messa una maglietta sotto, non ho trovato la giacchetta che cercavo.
– Ok, ti senti meglio?
– Si, va un po’ meglio grazie.

Ma ci fa o ci è? Pensa davvero che facendo finta di interessarsi a me potrà abbindolarmi? Come minimo si aspetta che gli metta un commento positivo sul sito. Certo, scriverò « trasportatore funebre molto gentile, per niente losco, auto profumata e ben climatizzata. Insomma, un viaggio estremamente piacevole, se non vi taglia a pezzetti prima dell’arrivo ». Mi chiedo cosa voglia da me.

Persa ogni speranza di fuggire tornò nel furgoncino.  Si disse che a questo punto valeva la pena scoprire qualcosa di più su Nicolas. L’istinto le diceva che il messaggio di Sebastian non era una casualità. Proprio in quel momento dallo specchietto retrovisore vide arrivare un’auto della polizia. Stava entrando nell’area di servizio. Passò la pompa di benzina e si accostò a la loro sinistra. Nicolas non ebbe il tempo di mettere in moto che uno dei poliziotti si avvicinò al finestrino.

–  Buonasera signore, buonasera signora.
–  Buonasera.
– Potrebbe mostrarmi i suoi documenti e quelli del veicolo?

Nicolas si mise a cercare nel cruscotto, ne tirò fuori il libretto di circolazione e un fascicolo a occhio e croce pieno di moduli prestampati e fatture.

–  Ecco qui, ci sono anche le autorizzazioni per il trasporto del materiale.
– Grazie, potrebbe scendere e far vedere al mio collega cosa trasporta?

Claire sarebbe voluta scendere per andare vedere cosa c’era nel retro, ma non ebbe il coraggio di uscire. Lo diranno loro, pensò. Nel frattempo il primo poliziotto era tornato nell’auto per verificare i documenti. A questo punto si trovava sola nell’abitacolo con il cellulare di Nicolas proprio davanti a sé. Nessuno avrebbe potuto vederla. Lo afferrò avidamente e andò subito a leggere l’ultima conversazione:

N.« Tutto a posto, sto partendo »
S.« Non dare passaggi »
N.« Non ti preoccupare »
N.« Indirizzo? »
S.« 14 Impasse dei lillà, Montreuil. »
S.« Tutto ok, ti aspettano per mezzanotte! »

Copiò il numero sul suo telefono e provò a chiamare. Si trattava proprio di quel Sebastian. Si disse che in fin dei conti avrebbe sbagliato a scappare, restando poteva aiutare Estelle a scoprire cosa trafficava il suo ragazzo. Ma cosa c’entrava Nicolas? Cosa trasportava? Rimise a posto il cellulare. Qualche secondo dopo i tre si avvicinarono all’abitacolo. Claire poté ascoltare la conversazione.

– Insomma cosa ci fa con due bare?
– Ve l’ho detto, una è vuota. La devo riportare a Parigi, ne hanno bisogno alla sede, potete verificare se volete.
– Va bene così, però lo zaino lo deve mettere davanti.
– Sì, certo.

(il secondo poliziotto rivolgendosi a Claire) – Signorina, come le è venuto in mente di mettere lo zaino nel retro? Lo sa che è vietato?

– Non lo sapevo, mi scusi.
– Oggi è il suo giorno fortunato, ma se lo ricordi per la prossima volta.
– Sì, è decisamente il mio giorno fortunato.

 

(continua sul prossimo numero)


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