Numero 15

The badge

di Donatello Cirone

 

Sirenetta sott'olio di Elisa Saracino
Sirenetta sott’olio di Elisa Saracino

Giorno 24 – Badge 25

I piedi si intrecciavano uno dietro l’altro, pestavano tutto quello che incontravano senza pietà, con forza si scontravano contro la suola che si deformava a ogni colpo, non erano colpi d’amore, quelli che fanno restare fermo il cuore, che gonfiano vene e polmoni, ma colpi violenti, senza clemenza. La pianta del piede di Sergio si arrossava, bolle si gonfiavano come palloncini in bocca a pagliacci muti, i tendini si allungavano con innaturalezza, le cosce invece si indurivano, sudava fra le chiappe, il sudore colava suicida e si incanalava, la fronte luccicava, la barba ispida si ammorbidiva. Una lunga corsa verso quel movimento fulmineo, un richiamo primordiale alla magia della creazione, il badge che striscia fra due lembi d’acciaio che si schiudono, un bip, un orario, un brivido lungo la schiena. La giornata inizia:

– Portami il caffè!

– Sì, sissignore capo Dottore!

– Ancora sei qui, che guardi? Cosa guardi? Il caffè, dai!

– Sì, sissignore capo Dottore!

Fuori dalla finestra gli storni disegnavano nell’aria visi felici e cuori alati.

– Cazzo, senza zucchero!

– Sì, sissignore capo Dottore!

– Ma sì cosa? Neanche un caffè come si deve si può bere in questo maledetto ufficio.

– Sì, sissignore capo Dottore!

Nel bagno al piano terra Maria si lavava le mani, nell’ufficio accanto Umberto si leccava le dita dopo essersi trapanato il naso.

– Sergio?

– Sì, sissignore capo Dottore!

– Portami un bicchiere d’acqua

– Sì, sissignore capo Dottore!

La luna era ancora troppo lontana dagli occhi di Luana che guardava fuori dalla finestra mentre si accarezzava i capelli lisciati il giorno prima, nel suo stesso ufficio Yon scarabocchiava senza un perché alcuni documenti arrivati sulla sua scrivania per caso.

– Sergio puoi andare!

– Sì, sissignore capo Dottore!

Giorno 25- Badge 26

Il cielo si era aperto lentamente. Sergio era allegro, i suoi piedi correvano sempre veloci, il suo badge era caldo e pronto a penetrare quella macchinetta tanto attraente. Veloce, un bip, lo zaino pesante, ufficio:

– Un caffè d’orzo Sergio, chiaro? Senza zucchero, capito?

– Sì, sissignore capo Dottore!

– Ottimo, bravo!

– Sì, sissignore capo Dottore!

Nel parcheggio Elena si truccava guardandosi allo specchietto in macchina, Gennaro sistemava i tappetini della sua Jeep e Margherita toglieva, con un fazzolettino che aveva accuratamente inumidito con la sua saliva, una merda di piccione sul lunotto.

– Per cortesia, caro Sergio, potresti portarmi una risma di carta?

– Si, sissignore capo Dottore!

– Bene.

– Sì, sissignore capo Dottore!

Il tramonto lontano aveva svegliato Francesco. I cancelli chiudevano.

 

Giorno 26- Badge 27

La lunga abituale corsa verso quei due lembi d’acciaio che lo tenevano sveglio la notte, Sergio era pronto anche quella mattina a strisciarlo fra quello stretto passaggio che portava alla felicità, era pronto, voleva salire in ufficio e preparare, organizzare, smistare ma il suo badge si era rotto, spezzato. Come? Quando? Come era possibile? Lo teneva in mano e fissava quella stretta fessura intensamente. Il badge riposava spezzato fra le sue mani sudate, la fronte come al solito luccicava e la maglietta era pregna di sudore. Sergio uscì fuori, vide che il sole stava sorgendo anche quella mattina, si accorse che illuminava tutto indiscriminatamente, lo faceva senza chiedere il permesso, senza chiedere autorizzazione. Rimase lì assorto, nessuna domanda scuoteva il suo animo, nessuna riflessione annebbiava il suo cervello, i piedi quasi si intrecciavano uno dietro l’altro, accarezzavano tutto quello che incontravano, si adagiavano sulla suola che li abbracciava come una madre al primo tocco d’un figlio nato prematuro, correva Sergio verso un altrove ancora da cercare:

– Ecco il tuo nuovo Badge.

– Sì, sissignore capo Dottore!

– Dammi i 15 euro per la sostituzione.

– Sì, sissignore capo Dottore!


Trilogia:  “Anime fondate sul lavoro

Racconti successivi:

Uomi pazienti in attesa

“Instant Karma” di Andrea Butera

Il numeratore, attaccato alla destra dell’ingresso, smistava i clienti nelle varie stanze. Tre casse aperte e un continuo flusso di faccendieri si intrecciava con le ombre di salumieri vestiti di bianco, assistenti salumieri con il camice blu e gli aiuto assistenti salumieri con un camice verde cavalletta che saltellavano fra le varie stanze spostando coltelli, casacche, bolle di trasporto, scatole piene di cartacce da buttare. Tutti a pulire ferri, lucidare lame, lettini e poltrone.
Una voce metallica fra un numero e l’altro restava muta come se aspettasse di dire altro, i clienti entravano nelle loro rispettive stanze al cospetto dei salumieri che tagliavano a seconda del cliente l’insaccato giusto, lo fotografavano. Un omino vestito di giallo calibrava la lama che scendeva implacabile su quei pezzi di carne, a volte viva, a volte stagionata e affettava finemente. Il salumerie, voyeur d’occasione, osservava e prendeva appunti. Riguardava le foto e scriveva su carta intestata le proprietà dell’insaccato, la temperatura che avrebbe dovuto avere il vino per accompagnarlo, quale pane usare, dove e con chi mangiarlo…Continue reading

 


Gocce di caffè

 

“È nostra la città” di Antonella Restagno

Ogni centimetro quadrato di quel materasso lavorava per la sua comodità, sessantacinque chili distribuiti su un corpo lungo un metro e settantatré, il resto era bello nella sua normalità, tutto era ben proporzionato. Ventitré anni e un sorrisone pieno di vita, pieno di speranza e di voglia d’amore. I sogni erano semplici: il sabato sera a ballare, la domenica triste, il venerdì mattina con nonna Lisa a fare la spesa, ogni tanto al mare, qualche volta un vero orgasmo, spesso un abbraccio, a volte un bacio strappato, tante carezze. Voleva una vita semplice Caterina, voleva comprarsi la macchina, andare a vivere da sola…Continue reading



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