Numero 7

Gemma aspettava

di Donatello Cirone

 

Cretto bianco di Giacomo Braccialarghe
Cretto bianco di Giacomo Braccialarghe

Le medaglie ciondolavano come batacchi di campane stonate, Davide dormiva. Il sole a fatica entrava dai buchi della persiana. Il pavimento era freddo, i suoi piedi lo sfioravano, quasi lo accarezzavano, era polveroso, sporco, macchie di caffè e chissà cos’altro lo coloravano quasi fosse un Signac dipinto di notte con il pennello infilato nel naso. Gemma ci camminava sopra con leggerezza, i suoi piedini scalzi si poggiavano con delicatezza, si muoveva in quella stanza con una grazia antica, i suoi movimenti erano calcolati al millimetro e quello che toccava si rianimava, era come se la sua forza si diffondesse nell’aria, che pezzi della sua anima trasmigrassero negli oggetti di quella stanza.
La polvere si nascondeva, le parole correvano fuori dai libri chiusi per posarsi sui rami e diventare canto di passerotti innamorati, un “Grazie”, una gentilezza gratuita, un pentimento, un fa di un clarinetto. Tutto in quella stanza era come illuminato dopo il suo tocco. I capelli le scendevano sul collo, gli occhi sempre aperti, per non perdersi nemmeno un secondo di luce, le orecchie sempre drizzate come quelle di cani da punta in un bosco fitto, i muscoli del ventre rilassati, le braccia sottili. Straordinaria.
Davide dormiva. Lei  lo guardava, bofonchiava e russava, un braccio penzolava fuori dalla branda, lo rimise sul letto non prima di averlo accarezzato.

Fuori il mondo era avvolto dalla luce, il sole era sorto, Davide era partito, Gemma lo sapeva e lo sapevano i cani della Signora Listri, sua vicina. Lo sapevano gli scoiattoli che correvano nel parco, lo sapevano le montagne che tutti i giorni la contemplavano al suo risveglio, lo sapeva la maniglia della sua porta e  i cuscini del divano rosso. Gemma camminava, la borsa a tracolla e quelle ballerine tanto scomode, camminava e il sorriso le disegnava la faccia, gli occhi puntavano la stazione, i binari. La sala d’attesa era vuota, l’edicola era chiusa. Il bar fallito. Il binario 1 interrotto per ammodernamento.
Gemma camminava su e giù, si teneva in finto equilibrio sulla linea gialla, un piede dopo l’altro, punta e tacco. Il cinguettio degli uccelli faceva da base per il suo ballo.
Gemma aspettava. Davide era partito. Il sole  sarebbe sorto anche domani.


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