Numero 4

Un carico di lettere vuote

di Alessandro Xenos

 

«Un carico di lettere vuote

si muove lungo le coste occidentali

della nostra isola,

Fermarle e Rispedirle al mittente,

è l’ordine delle autorità.

Non lasciatevi prendere dalla curiosità

di scoprire se sono veramente vuote.

Sono vuote! e vanno Rispedite al
mittente!

Sono circa duemila e sono tutte bianche!

Grazie per l’attenzione e buonaserata!»

«Ringraziamo il colonnello Barri

per l’importante appello

e approfittiamo dell’occasione

per invitare tutti alla prudenza.

Bene.

Passiamo a parlare della
tragicascomparsa

di un’amante nel mare durante la notte…»

 

Ti guardo molle

dietro un Renzo Marinai del 2006

e aspetto che il tuo volto s’abbrunisca

come un filetto dal cuore non cotto.

M’innamoro a saperti infuriata

per la tua voce e la tua pelle che si
accalora

e non mi sento più vile

perché tu ci difendi entrambi.

Attendo che anche stasera

il torpore s’impasti ad un albume d’aria

e che l’odore si spanda nel quartiere.

Ti cerco col mio sguardo

e tu ci sei.

Ma niente sembra muoversi

tra le tue labbra

mentre io mi perdo

tra i sapori della cucina.

 

Non guardarmi

molliccio

stasera non ci sono.

Me ne frego

se è il tuo giorno libero.

Me ne frego

se il telegiornale

sbraita cazzate.

Me ne frego

delle tue maledette

metafore culinarie.

Non è il tuo ristorante

non sono la tua cameriera.

Ho tre progetti per domani.

Il mio lavoro lo odio

e odio te che me lo ricordi.

“Come è andata?”

non te ne frega un cazzo!

Ho tre capelli e sono già sporchi

il culo basso la cellulite

i piedi gonfi la pancia in trincea

sono nauseata dall’odore di fritto

che emanano

le tue parole

da friggitrice esausta.

Vorrei solo

che tutto questo

finisse una buona volta.

Non posso

non posso controllare tutto

non posso difendere tutti

non posso doverti delle spiegazioni

ogni volta che il tuo sguardo

si posa sulle mie ciglia.

Se solo tu capissi

cosa vuol dire essere me.

 

Non so che cosa bolle

in quella testa

ma i tuoi occhi sono altrove.

Forse immagini di trovare

una di quelle lettere bianche

e di rispedire il tuo cuore

al misterioso mittente

o forse è solo

un soffritto di pensieri

che luccica dagl’occhi.

Non sei attenta

non dai giudizi

ed io so troppo poco

per parlare.

Non so

e vorrei sapere

ma non ho tempo per tutto.

Centinaia di fornelli

che si accendono e si spengono

intorno a me

migliaia di fiamme fiammelle

e fiammiferi.

Oh, Cristo! come farò

a resistere una vita?

Se solo potessi scusarmi

con tutti quelli che soffrono

a causa nostra

forse

 

ma questo non varrebbe la vita

di uno solo.

 

Cazzo Cazzo

perché non parli?

Sono minuti

che mi fissi e sospiri

ti sei forse cucinato

anche la lingua?

In questo momento

ho solo voglia di piangere.

 

«Spegniamo la tv, amore?»

«Ti prego, sì»

«Sei un po’ stanca stasera, vero? »

«Stanca e assettata. Mi versi un po’ di
vino?»

«Ecco! Ma non ti preoccupare, per
qualsiasi tuo desiderio stasera ci sono io»

«Allora accendimi una sigaretta e
raccontami una storia!»

«Una storia? E quale?»

«Non importa, basta che sia una storia»

 

Non piango

da quando ho scoperto

che mia madre

ha attraversato il deserto

e sacrificato se stessa

per farmi nascere in questo posto.

E forse adesso

 

non so

 

mentre mi commuovo

per due bimbi tra i dolci

vorrei morire laggiù

con gli occhi stretti al vento

solo la mia mano e la tua

come ultimo angusto passaggio

in questo regno di sabbia.


freccia sinistrafreccia

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