Numero 5

Areli

di Luigi Balice

 

Erbavoglio di Giacomo Braccialarghe
Erbavoglio di Giacomo Braccialarghe

Non lotto più e mi faccio schiavo
dinnanzi al ricordo, padrone della felicità rubata.
Non lo imploro, ma lo lascio abusare del mio abbandono,

Ma i miei occhi, offerti vilmente in sacrificio al fragile oblio
gioiscono dinnanzi al supplizio che li cucirà  ancora una volta
alla realtà triste dell’assenza;
magicamente immersi nella luce densa del passato,
osservano incapaci la paura del contatto, conscio della sua fugacità,
e ascoltano il suono incerto dei sospiri
non abituati a gettarsi nel vuoto con sincera violenza,
ma soliti gocciolare sul palmo freddo di una mano
che chiede offerte d’amore

Sempre in sospeso tra la gioia corrosa dal sapersi effimera,
e la sua ombra triste che la incolla al passato,
sento l’incapacità di amare quando amo
e sento il vuoto scavato da tutte le parole non dette
perché false copie di un desiderio scritto, accartocciato e non più ritrovato.

Ma la lascio partire, sollevato dal peso di quelle verità mute.


 

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